Commento

LAMal, un tetto al salasso

1 febbraio 2017
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I premi di cassa malati quest’anno sono ancora aumentati, in media del 4,5% (del 5,7% in Ticino). Sono più che raddoppiati dall’entrata in vigore della Legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal) nel 1996. Nello stesso lasso di tempo anche i salari sono progrediti, ma del 22% soltanto. Idem i sussidi versati alle persone con redditi bassi e medi, cresciuti nel complesso del 35%, ma in calo negli ultimi anni per effetto delle misure di risparmio attuate in diversi cantoni, Ticino compreso. Il risultato? I premi LAMal inghiottono una parte sempre più consistente del bilancio delle economie domestiche. Di conseguenza, il potere d’acquisto degli assicurati, in particolare di quelli economicamente meno favoriti, non cessa di diminuire. Se aggiungiamo le altre spese sanitarie – franchigie (oltretutto si sta pensando di aumentare quelle minime...), partecipazione ai costi (il 10% a carico dell’assicurato) e costi non rimborsati, pagati di tasca propria – non deve sorprendere il fatto che alcuni assicurati oggi ci pensino due volte prima di andare in farmacia, dal dentista o dal medico. Nei cantoni di Vaud e Ginevra, la rinuncia alle cure medico-sanitarie riguarderebbe all’incirca un assicurato su dieci. E in Svizzera il numero di coloro che a fine mese non hanno pagato le fatture di cassa malati è cresciuto nel 2015 del 20,4% (!), un incremento dovuto in gran parte – secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica – proprio all’aumento dei premi. Adesso Ernst & Young lancia l’allarme (cfr. pagina 5). Ma per impressionanti che possano sembrare, i dati pubblicati ieri dalla società di consulenza non dicono nulla di nuovo. La diagnosi, infatti, è chiara da tempo. Tutt’altra storia, invece, la terapia. In parlamento a Berna si discute di ridurre l’onere finanziario per i genitori di minorenni e giovani adulti. La modifica della LAMal, accolta in dicembre dal Consiglio nazionale, ha ottime chance di giungere in porto prima dell’estate. Ma, pur opportuna e dall’impatto tutt’altro che trascurabile per chi ha meno di 25 anni, è un’operazione insufficiente se considerata al cospetto della crescita costante e a ritmo sostenuto dei premi dell’assicurazione malattia. Per questo potrebbe presto resuscitare, in alcuni cantoni e magari (perché no?) anche sul piano federale, l’idea di plafonare al 10% del reddito lordo la spesa che le famiglie destinano al pagamento dei premi LAMal. Avanzata dalla ‘senatrice’ ginevrina Liliane Maury Pasquier (Ps), la proposta era stata affossata lo scorso autunno dal Consiglio degli Stati. La sua maggioranza borghese aveva riconosciuto il problema, salvo poi trincerarsi dietro l’argomento che spetta ai Cantoni venire in aiuto a chi ne ha bisogno, attraverso la riduzione individuale dei premi (i sussidi). Troppo facile: dal 2010 i premi dell’assicurazione di base crescono a velocità pressoché doppia rispetto a quella dei sussidi LAMal, vittime di piani di risparmio. E così l’onere finanziario derivante dai premi LAMal a carico della famiglia-tipo (nel calcolo si tiene conto anche di quelle che ricevono i sussidi) è aumentato dal 10 al 12% del reddito disponibile tra il 2010 e il 2014, con picchi del 17% in alcuni Cantoni. Come uscirne? L’idea caldeggiata dal Ps sarebbe un primo passo. Ma prima o poi bisognerà mettere mano ai costi: ridurre i prezzi dei farmaci (si è già fatto molto, resta un certo margine), frenare l’impennata dei costi nel settore ambulatoriale, adeguare le tariffe mediche. E anche limitare finalmente, in un modo o in un altro, il peso delle lobby delle casse malati (ma anche quelle dei medici e degli ospedali) sotto la cupola di Palazzo federale.

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