Commento

La vita lungo il percorso

23 settembre 2016
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Con l’avvio dell’anno scolastico puntuali sono giunti ai genitori i consigli per gli scolari. Uno di questi (ricorrente da qualche anno) è quello di permettere ai bambini di recarsi a scuola a piedi e, possibilmente, da soli. Questo perché il percorso casa-scuola favorisce – se fatto all’aria aperta e non come un pacco postale caricato sotto casa su un veicolo e scaricato poi a scuola – un migliore sviluppo fisico e intellettuale. I benefici sono evidenti: camminando con gli amici si stringono amicizie; si scopre come cambia la natura col trascorrere dei mesi; si compie esercizio fisico, si impara a valutare situazioni anche sfavorevoli; e si acquisisce fiducia nelle proprie capacità decisionali. Chi si occupa di consigliare mamma e papà su come gestire coi figli il percorso casa-scuola, propone ai genitori (persino) di e come ridurre progressivamente l’accompagnamento: inizialmente fino al guardaroba della scuola, poi fino all’entrata, poi solo fino alla strada dove circolano auto e, infine, lasciando che sia il pargolo a farsi da solo tutto il percorso. A taluni, in particolare a chi ha la fortuna di non vivere in città, le indicazioni potranno sembrare enormi banalità. Questi si diranno: ‘Ma è proprio quello che facciamo da sempre’. Beati loro! Stiamo dunque scoprendo l’acqua calda? Eh, no! Se iniziamo a ricevere anche nel nostro cantone simili consigli – di solito a darli è Pro Juventute – è probabilmente segno che anche il nostro territorio sta cambiando radicalmente; in particolare dal punto di vista urbanistico, con tante di quelle gru ad accerchiare gli ultimi scampoli di verde, palazzine e palazzoni spuntati come funghi e strade che non reggono più il nuovo e sempre più sostenuto flusso di auto. E accanto a questi fatti assodati c’è una parte della popolazione che sta diventando – a causa dei crescenti pericoli e relative pau- re – iperprotettiva nei confronti dei propri figli. Comunque sia, coi pericoli è meglio imparare a fare i conti. E oggi, venerdì 23 settembre (cfr. a pagina 5), è proprio la ‘giornata internazionale della scuola a piedi’. Stando al comunicato stampa del governo, i percorsi casa-scuola sono migliorati molto grazie ai piani di mobilità lenta. Piani fatti di ‘isole felici’ dove realizzare spazi a misura di bambino, fermate ‘scendi e vivi’ (per far scendere i bimbi dalle auto e farli proseguire su un percorso pedonale protetto), messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali e misure varie di moderazione del traffico. Fra i consigli spiccano anche regole d’oro: quali ‘fatti vedere!’ (viva la pettorina catarifrangente!), cammina sul marciapiede, fermati e ascolta prima di attraversare, guarda a sinistra e poi a destra… e persino guarda l’automobilista negli occhi e assicurati che ti abbia visto (e che non sia incollato al telefonino, ndr) e che l’auto sia ferma. Insomma, tutti consigli giusti. Esaminandoli parrebbe che per arrivare a scuola i ragazzini del 2016 debbano fare un percorso ad ostacoli, quasi di guerra per la sopravvivenza. E pensare che a complicare loro la vita e a creare tutti quei problemi siamo solo noi adulti e le nostre vetture. E fra gli adulti c’è anche qualche mamma (apprensiva? di supercorsa?) che al posto di accompagnare il figlio a scuola in automobile, farebbe meglio a fare due passi a piedi con lui. Fra le mille misure enunciate vale molto probabilmente la pena partire da lì. Cominciamo noi ad accompagnare i nostri figli a piedi e/o in bici, strappando almeno quel tempo allo stress. Un tempo preziosissimo: prima mano nella mano, poi guardandoli fiduciosi crescere.

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