Commento

La via dell'oro è tracciata

12 agosto 2016
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Due giorni d’oro, è proprio il caso di dirlo, per la delegazione rossocrociata di stanza a Rio. Al sensazionale trionfo di Fabian Cancellara nella cronometro di mercoledì, ha fatto seguito ieri la vittoria del “quattro senza” nel canottaggio, disciplina che alla Svizzera regalò l’ultimo oro 20 anni fa, grazie a Xeno Müller.
È decollata, l’Olimpiade della squadra rossocrociata. Lanciata idealmente dall’oro di uno degli interpreti più importanti e vincenti dello sport svizzero degli ultimi anni, quel Cancellara che ha piazzato l’acuto sui titoli di coda di una carriera destinata sì a chiudersi, ma solo dopo l’ingresso nella leggenda, e dalla porta principale.
Una bella favola olimpica, quella del bernese, che ha premiato la costanza e la professionalità di un atleta che la storia l’aveva già scritta, pur riservandosi il meglio per la parola “fine”, impressa a caratteri dorati.
L’oro è il metallo più prezioso, il colore della vittoria, il traguardo più ambito. Lo hanno tagliato davanti a tutti, meritandosi l’eterna gloria sportiva, i quattro formidabili canottieri del “quattro senza”. Erano attesi alle posizioni di vertice, capaci dell’eccellenza. Ambirvi è lecito, se i risultati stagionali e di carriera confortano i buoni propositi. Tuttavia afferrarla non è scontato. Agguantarla fino a farla propria con il piglio autoritario di Tramèr, Niepmann, Schürch e Gyr è per pochi eletti. Emoziona, tanto quanto vedere sfrecciare Cancellara sotto lo striscione, forte di una superiorità schiacciante.
Luccica, l’oro. Che sia atteso o sorprendente cambia poco. Il suo riverbero fa brillare gli occhi, già lucidi per le lacrime di commozione che tradiscono le emozioni sincere di chi sfoga nel pianto anni di sacrifici, o corona con le note del salmo svizzero una carriera di altissimo livello.
Cancellara, il “quattro senza”, il bronzo di Heidi Gerber (pistola)... Il medagliere della Svizzera comincia ad avere una certa consistenza. In attesa del verdetto del tennis, che a Martina Hingis e Timea Bacsinszky, brillanti semifinaliste, potrebbe regalare una medaglia che sembrava preclusa dalle pesanti defezioni di Federer e Wawrinka, il bottino elvetico è in linea con le aspettative. Fabian era atteso a una medaglia, non per forza quella d’oro. Sul canottaggio si puntava senza troppe riserve. Manca all’appello un metallo, relativo alla scherma, ma c’è quello del tiro. Bronzo inatteso, ma reale.
In perfetto stile olimpico, ci sono conferme e smentite, colpi di scena e favole da incorniciare. Capita che l’atleta riceva risposte confortanti dalle sue prestazioni, premio agli sforzi fatti in sede di preparazione. Capita che vada addirittura oltre le attese, anche se, come nel caso di Cancellara, non certo per caso, bensì per effetto di una levatura indiscutibile che il destino ha cercato di mettere in discussione negli ultimi anni, senza però riuscirci fino in fondo. Sembrerà retorico, ma quando il gioco si fa duro, i duri escono allo scoperto e dettano legge, forti di una tempra e di una scorza forgiata sia dai successi sia dalle sconfitte. Fortunatamente capita anche che si tenga fede alle aspettative. Che i campioni attesi al trionfo, perché capaci del trionfo, si ergano a padroni del destino e facciano quanto da loro ci si attende. È il caso del canottaggio, di un oro alla portata e puntualmente messo al collo, facendo valere la legge del più forte. Succede anche alla Svizzera, benché in passato si siano raccontate anche storie di lacrime, lacrime di disperazione.
Non stavolta, non ancora. La via è tracciata. Dalla poderosa pedalata di Cancellara. Dalla scia dei remi del “quattro senza”. La si segua, dunque.

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