Commento

Quelle nubi sul Parc Adula

14 maggio 2016
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Nubi sul Parc Adula. A pochi mesi dalla votazione Berna ha, in parte, respinto al mittente il progetto perché non rispetterebbe tutti i parametri previsti dal regolamento. Un nuovo parco nazionale deve comprendere una zona centrale di livello 2 – Area protetta finalizzata alla protezione di un ecosistema con possibilità di fruizione a scopo ricreativo – e una zona periferica di livello 6 – Area protetta finalizzata all’uso sostenibile degli ecosistemi naturali – secondo la classificazione internazionale dei parchi naturali. Per Berna – da quanto è trapelato – è soprattutto sulla sostenibilità della zona periferica che ci sarebbero delle lacune. Contrariamente al Parco nazionale dell’Engadina creato 102 anni fa, che è di livello 1 e con i vincoli imposti dall’alto, il Parc Adula avrebbe dovuto seguire un processo di coinvolgimento dal basso (bottom-up) di tutte le parti in causa, nel definire i vari vincoli e l’operatività del parco. Proprio in questo procedimento sta la debolezza del progetto. In primo luogo, perché soddisfare tutte le parti in causa diventa una missione impossibile o comunque difficile essendo gli interessi in gioco disparati e sovente divergenti. Tuttavia è un processo profondamente democratico. Ma è anche su questo punto che la direzione del Parco ha, perlomeno in parte, sbagliato. Chi scrive è stato membro della commissione economica (e presidente della stessa, a onore del vero non per meriti particolari ma perché nessuno voleva assumere la carica) fino allo scorso anno. Per diverso tempo la commissione si è riunita un paio di volte l’anno – senza mai incontrare il Gruppo operativo! – e ha cercato di proporre delle strategie e delle analisi costruttive. Tra queste proposte avevamo insistito in modo particolare sulla necessità di informare la popolazione in modo chiaro e trasparente su quali erano i parametri da rispettare, ma soprattutto sul fatto che non è possibile “avere la moglie ubriaca e la botte piena”. Purtroppo nessuna delle nostre proposte è mai stata presa in considerazione (compresa quella di una valutazione dettagliata delle ripercussioni economiche). In realtà con il precedente direttore la collaborazione era sicuramente positiva e si percepiva il suo entusiasmo per il progetto, ma il fatto che abbia poi rinunciato a proseguire il mandato, ci ha fatto capire che dietro le quinte si remava in direzione opposta.
L’impressione era che il Gruppo operativo volesse avere il controllo totale del progetto, ma soprattutto che avesse paura di rompere i precari equilibri necessari per la realizzazione dello stesso. Atteggiamento che si può capire ma che non è mai vincente. In realtà non è la prima volta che Berna avanza critiche (erano state fatte anche con la prima stesura della Charta), ma alle difficoltà e rivendicazioni si è sempre cercato di apporre cerotti a destra e a manca. Ad esempio, ho sempre trovato assurde le rivendicazioni delle società alpinistiche che esigevano maggiori sentieri nella zona centrale, società che dovrebbero avere a cuore la difesa della natura. Su questo punto si doveva essere chiari dall’inizio, così come con i cacciatori, gli alpigiani e via dicendo. Questo non significa declinare il confronto con le parti, ma semplicemente mettere in chiaro quali sono i paletti invalicabili per la creazione di un Parco. In fondo un Parco nazionale è appunto un parco, dove ci sono aspetti positivi e negativi. La popolazione avrebbe dovuto essere informata in modo trasparente, consapevole che non si potevano accontentare tutti. Deve però essere altrettanto chiaro che se il Gruppo operativo ha commesso degli errori (così come li ha commessi Berna), lo ha fatto in buona fede, convinto che il Parco avrebbe apportato dei benefici a tutta la zona coinvolta. E di questo continuo a essere convinto pure io. Il problema è che ora il progetto “è bruciato” forse irreversibilmente a meno di affidare la fase finale a persone al di sopra di ogni sospetto, che abbiano il coraggio di dire chiaramente come stanno le cose. Poi sarà la popolazione a decidere se vorrà continuare sulla strada del declino degli ultimi anni (soprattutto in valle di Blenio) o se vorrà intraprendere una nuova strada – pur con dei paletti – che potrebbe portare a dei benefici importanti.

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