Commento

Radar, piroette ‘azzurre’

29 aprile 2016
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I cronisti e di riflesso l’opinione pubblica hanno dunque preso un abbaglio sulla faccenda dei radar anti-velocità. Perché è questo che si desume dallo scritto, apparso ieri sul ‘Giornale del Popolo’ in prima pagina, del capogruppo dei popolari democratici in Gran Consiglio Fiorenzo Dadò, coautore della mozione “Radar mobili: più prevenzione, meno cassetta” all’origine del non proprio lineare rapporto commissionale confezionato dal leghista Fabio Badasci. Titolo del pezzo di Dadò: “Nessun radar verrà segnalato”. Concetto ribadito nell’articolo. “Dormano tutti sonni tranquilli, perché non verrà segnalato nessun radar con un cartello a 200 metri”, sostiene fra l’altro il capogruppo. Ma ci prende per fessi? La maggioranza del parlamento – Ppd, Lega e La Destra (più un liberale) – ha deciso, secondo noi irresponsabilmente, l’esatto contrario: la presenza dei radar mobili va indicata, 200 metri prima. E ha deciso così aderendo a questa come alle altre richieste contenute nell’unico documento su cui il Gran Consiglio doveva formalmente pronunciarsi, cioè il rapporto di Badasci. Le altre richieste, appunto. Come quella di ridurre “in maniera sensibile” (del 5 per cento? Del 10? O del 20?) i controlli “con radar a multa”. Dadò ha ragione quando afferma che la mozione (che abbiamo letto attentamente) non invitava l’autorità a segnalare le postazioni radar mobili. Però durante il recente dibattito parlamentare nessuno dei deputati ‘azzurri’ ha fatto notare che il rapporto Badasci si era spinto oltre. Segno che andava loro bene. Tant’è che lo hanno approvato. E a far stato non è la mozione, ma sono le rivendicazioni di quel rapporto. Bisogna informare i conducenti della presenza dei radar mobili e bisogna diminuire i controlli: questo e solo questo è il messaggio lanciato dalla maggioranza del Gran Consiglio. Un messaggio chiarissimo. Che, riteniamo, può rivelarsi devastante. Del tutto condivisibile quindi la preoccupazione manifestata da un ‘addetto ai lavori’, il presidente dell’Associazione delle polizie comunali: “L’automobilista o il motociclista indisciplinato continuerà ad andare a velocità sostenuta, ben al di sopra del limite consentito, poiché tanto sa che ogni radar mobile è segnalato. Per cui in quel tratto ‘controllato’ di poche centinaia di metri rallenterà, dopodiché pigerà nuovamente sull’acceleratore. Questo conducente non verrà mai sanzionato e pertanto costituirà sempre un potenziale pericolo per la vita altrui”. È quanto ha dichiarato Dimitri Bossalini in un’intervista rilasciata alla ‘Regione’ pochi giorni prima della discussione in parlamento sul rapporto stilato da Badasci. Parole al vento, quelle di Bossalini. Con 40 sì, 37 no e un astenuto, il nostro Legislativo ha appoggiato le richieste, indirizzzate al governo, del relatore leghista, a giorni presidente del Gran Consiglio, ovvero primo cittadino del Cantone. Nessun radar verrà segnalato, ci viene a dire adesso Dadò. Allora era uno scherzo. Allora in parlamento si è giocato. Con la sicurezza stradale però non si gioca e se ci sono dei limiti di velocità questi vanno rispettati, a prescindere. Di più: quella di segnalare i radar mobili è “una semplice proposta, non certo un’imposizione”, tiene ancora a precisare il capogruppo del Ppd. Ciò significa che il parlamento fa proposte tanto per farle? Che alcuni partiti suggeriscono misure con scarse possibilità di essere attuate ma che potrebbero rendere in termini elettorali? Francamente si comincia a essere un po’ stufi di questa politica delle cortine fumogene con cui si sdogana tutto e il contrario di tutto. L’impressione è che con le sue puntualizzazioni Dadò, da buon ure..., abbia capito l’aria che tira: la decisione del Gran Consiglio ha raccolto fino ad oggi più critiche che ovazioni.

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