Commento

Il vaso di Pandora e la Rsi

2 febbraio 2016
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Un paio di settimane fa avevamo elencato i vari grattacapi della Ssr. Primo fra tutti la riuscita dell’iniziativa popolare ‘Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo’ (bye bye Billag); poi i conflitti aperti con l’associazione degli editori ‘Schweizer Medien’ (nell’occhio del ciclone c’è la prevista alleanza pubblicitaria con Swisscom e Ringier, benedetta dalla Comco, ma per ora bloccata dall’Ufficio federale delle comunicazioni); poi ancora il dossier aperto sulla nozione di servizio pubblico, in una società in profonda trasformazione, considerata la concentrazione di mass media privati, sempre più potenti e strutturati in gruppi editoriali. Le scosse telluriche registrate in casa Ssr ci avevano fatto scrivere che ce n’era già abbastanza per preoccupare seriamente i vertici. Come se in poco tempo nubi nere mai viste si fossero addensate nel cielo di De Weck. Ma in pochi giorni, proprio qui da noi, le scosse sono di colpo salite di grado sulla scala Richter portando la Rsi medesima a fare notizia. In male. A Comano c’è stato un terremoto di magnitudo mai registrata. La Rsi, a causa dei licenziamenti, è stata proiettata al centro di tensioni, attacchi politici e personali e, come non mai, catapultata sotto i suoi stessi riflettori e quelli degli altri media. Come noto, la scorsa settimana è finita nel mirino dei sindacati la modalità (maldestramente scelta e più che discutibile) con la quale il direttore Maurizio Canetta ha proceduto ai licenziamenti da qualche tempo annunciati. Lo stupore è stato tanto e reale: uno, perché Canetta ha una lunga vita professionale interna alla Rsi; due, perché ha occupato ruoli sindacali alla testa dell’Atg; e, tre, perché non sono un mistero le sue simpatie politiche. Un profilo questo che avrebbe dovuto spingerlo a effettuare quei passi – che nessuno compie mai con piacere e per i quali non c’è mai un modo giusto di agire – di persona e con impeccabile professionalità, tatto e accortezza. Così, mentre il dibattito si è spostato sul ‘metodo Canetta’ nel comunicare e nel far accompagnare alla porta i licenziati, nel Paese-vaso di Pandora è saltato fuori di tutto e di più. Dagli attacchi della Lega, che ora (quanta ipocrisia che sfrutta l’onda!) difende la Rsi dopo anni di ‘facciamo aeroplanini con le fatture della Billag’ e i famigerati Terrari di sussurri e pettegolezzi, a Opinione Liberale, solitamente poco profilata, che riesce a farsi riprendere per la chiosa contro l’assunzione di Savoia. Per non parlare delle esternazioni via social di alcuni dipendenti ed ex dipendenti. Il tutto è quindi finito dentro un grande calderone con un unico brodo ribollente fatto di regolamenti di conti nemmeno tanto velati, denunce di assunzioni privilegiate di esponenti familiari, classifiche sulla nazionalità di chi viene lasciato a casa, e via dicendo. Insomma, allegria! È come se il passo falso di Canetta avesse dato il via libera a sfoghi di diverso genere. Ieri il direttore generale De Weck, davanti a quadri e dipendenti della Rsi, ha di fatto benedetto la manovra, ribadendo piena fiducia al direttore, pur ricordando che sono stati compiuti errori che hanno colpito la cultura dell’azienda, fatta anche di rispetto. Sarà. Ma i fatti ci dicono che, mentre la Ssr è sotto pressione dall’esterno, a Sud delle Alpi la preziosa gallina dalle uova d’oro sta facendo i conti col dissenso dei dipendenti e con un direttore regionale indebolito. Qualcuno dice persino dimezzato. È la crisi più profonda dalla sua nascita. Per recuperare la fiducia bisognerà avviare un accurato lavoro di ricucitura, partendo dal proprio interno, non più dormendo sugli allori e accettando che i tempi sono cambiati anche per la Rsi. Siamo fiduciosi: le energie e le forze, anche di qualità, ci sono. Ma una cosa è chiara: ci sarà un prima e un dopo il gennaio del 2016.

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