Commento

C’è del marcio in Vaticano

4 novembre 2015
|

È indubbiamente appassionante seguire scoppio e divenire del nuovo scandalo che fa tremare le mura del Vaticano. Uno scandalo fatto, come ha detto uno storico su ‘Repubblica’, “di pappagalli, corvi, gufi e uno scarso numero di pecore”. Ovvero, per limitarci ai volatili, fatto di tanti rapaci interessati a cose molto terrene, come i soldi che non hanno odore. Il mix di ingredienti fra misteri e peccati è davvero piccante: l’ovattata Santa Sede, una bella “lady curia” pure lei finita inizialmente agli arresti, un alto prelato con le manette tuttora ai polsi, e i tanti segreti (storie di potere, di soldi, e persino di intercettazioni di conversazioni del Papa) sfuggiti dai confessionali. Non bastasse, già sappiamo, che a queste bombe mediatiche ne seguiranno altre a breve. Sono infatti in dirittura d’arrivo ben due libri-inchiesta zeppi di notizie e indiscrezioni, che il Vaticano tanto vorrebbe bloccare (cfr. a pagina 11). Ma siamo nel 2015 e l’inquisizione e i roghi non ci sono più. Anzi, ci sono le reti online che non perdonano. Vedremo. Già si sussurra che saranno indiscrezioni destinate a fare molto male all’immagine del Vaticano. A galla potrebbe affiorare l’iceberg del malaffare che ruota attorno alle immense ricchezze (soldi e immobili) non sempre amministrate in modo, diciamo, evangelico. O ancora, i riflettori potrebbero accendersi su cordate interne alla Santa Sede che favoriscono amici e amici degli amici, che è sempre meglio avere in certi punti chiave, laddove si amministrano consistenti patrimoni con molta poca trasparenza. E le pecore sopracitate che c’entrano fra i volatili e i loro artigli? Sono poche, ma seguono pastori che sanno di pecora. Detto altrimenti, sono loro quelle e quelli che piacciono a Bergoglio, il Papa ‘francescano’ che sta conducendo una battaglia di rinnovamento in Vaticano, che ha sì l’opinione pubblica dalla sua, ma che ha anche in casa propria chi trama nell’ombra. Ce la farà? Il suo rinnovamento punta alla tanto auspicata trasparenza nella gestione di beni e conti bancari che fanno però gola a troppi. Perché negli anni sono serviti anche a persone che non vivono in Vaticano a fare affari e a garantirsi importanti coperture. Così chi vuole trasparenza, si scontra frontalmente con chi ha fatto della fitta nebbia la garanzia del proprio potere. Le anticipazioni della stampa dicono che lo Stato del Vaticano non è tanto dissimile da altri Stati gestiti in modo poco chiaro, terreno di caccia di cordate d’affari, con personaggi interessati alle favolose ricchezze che non finiscono necessariamente a favore di chi ne ha bisogno. Per questo, chi desidera fermare Bergoglio e arrestare il nuovo corso, non ha esitato, ancora di recente, a screditarlo con metodi dei più classici. Si pensi per esempio a quanto è avvenuto durante il recente Sinodo con l’ammissione da parte di un altro prelato della propria omosessualità, o alla fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione della lettera di 13 cardinali critici con Bergoglio, o ancora all’annuncio della falsa malattia del papa. Un colpo, quest’ultimo, diretto alla sua immagine. Come dire: ‘Vedete non vale la pena andare avanti più di quel tanto con questo Pontefice, affetto da un male incurabile al cervello’. O peggio ancora: ‘Vedete? È malato, non è più in sé!’. Come andrà la partita? Molto dipenderà da un paio di fattori. Da quanto tempo rimarrà Bergoglio in sella e di quanti collaboratori potrà fidarsi. Su quanti siano i bergogliani autentici difficile dire. Quanto al tempo, invece, considerata l’età e l’importanza della sfida, non gioca purtroppo a favore dell’argentino. E dopo di lui? Il buon pastore di pecore che detesta gli avvoltoi rischia di rimanere una grande eccezione.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔