Commento

Il coraggio di Angela Merkel

2 settembre 2015
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Angela Merkel sta dimostrando di avere la stoffa della statista. Di fronte alle tragedie che si susseguono senza tregua, ieri concentrate prevalentemente nel Mediterraneo e dalla scorsa settimana materializzatesi nel cuore dell’Europa, ha aperto le porte della Germania a centinaia di migliaia di migranti siriani. Un atto forte, di alta responsabilità. Lo ha fatto in solitaria, mentre l’Inghilterra ha deciso di andare nella direzione opposta, aggiungendo altre ipoteche all’unità dell’Unione europea. Angela Merkel ha poi fatto seguire lunedì dichiarazioni senza né se né ma nei confronti di chi semina odio e coltiva razzismo. ‘Vergogna su tutti i miei concittadini che mettono in dubbio la dignità di altre persone. Leggi dure contro chi insulta i migranti e contro ogni xenofobo’. E a queste ha aggiunto moniti altrettanto chiari: ‘Mantenete la distanza da chi semina l’odio. La Germania è un Paese che offre a tutti grandi opportunità di riuscita’. ‘Non è sempre stato così’ riferito (senza citarlo) al periodo nazista. Ha infine aggiunto il richiamo alla collaborazione di tutti (Stato, Länder e singoli cittadini) oltre che all’Ue (per ora ancora assente). Sono parole chiare che fanno di lei un leader coraggioso, che dice quello che vorremmo maggiormente sentire da chi è alla testa degli altri Stati europei. Certo, la cancelliera si permette di fare simili affermazioni perché è un capo di governo forte, alla testa di una nazione forte che ha un ruolo politico da giocare. Dalla sua vi sono senza dubbio i dati economici tedeschi, oltre al successo della riunificazione della Germania e la sconfitta della crisi finanziaria. Sappiamo, però, che il vento può cambiare. Non va ad esempio sottovalutata l’onda lunga della crisi della Cina da un punto di vista economico e neppure la capacità concreta della Germania di riuscire a gestire e poi integrare così tanti migranti giunti tutti assieme in poco tempo. Migranti fra i quali non mancheranno sbandati e infiltrati. Merkel sa però anche – è forse questo ad averle dato la spinta – che la Germania ha di fronte a sé un’interessante occasione di riscatto rispetto ad un passato che è di nuovo riaffiorato nel corso delle manifestazioni avvenute ad Atene durante l’estate, mentre si cercava di evitare il Grexit. Sa anche che, venuti meno i testimoni diretti delle atrocità naziste, c’è chi ricomincia a rilucidare folli ideologie. Già ad inizio anno aveva lanciato un monito, ben sapendo quale fosse l’humus di Pegida. Ecco quindi l’occasione per dimostrarsi non solo locomotiva economica d’Europa, ma anche Paese di riferimento sui valori universali, come quello dell’asilo, dell’accoglienza e della solidarietà. Il momento è comunque molto delicato, perché se la disponibilità manifestata dalla cancelliera e dalla sua popolazione non dovesse trovare terreno fertile anche all’interno dell’Ue (nella definizione comune dei criteri del diritto all’asilo e nella ripartizione delle quote) già nel vertice di Bruxelles del 14 settembre, la Germania si troverà a giocare in solitaria la partita. Noi speriamo vivamente che trovi validi compagni di cordata (Svizzera compresa).

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