Commento

Inno al tennis e allo sport

8 giugno 2015
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Lo sport, nel significato più puro del termine. La celebrazione dello sport ai più alti livelli da parte di due tennisti semplicemente fantastici. Per come giocano. Per come interpretano una sfida fa-vo-lo-sa senza esclusione di colpi – com’è doveroso che sia – senza però dimenticare valori che fanno la differenza. Come il rispetto dell’avversario, la correttezza. Senza mai scadere. Principi non propri a tutte le discipline. Non propri a tutti i campioni dello sport più celebrati. Ad altissimi contenuti tecnici, agonistici, emozionali e umani, il duello tra Wawrinka e Djokovic. Stan al termine della sua impresa epica lotta contro la timidezza e le lacrime e rende omaggio al rivale, augurandogli di poter trionfare anche a lui a Parigi, un giorno. Di godere di un successo meritato tanto quanto il suo, celebrato ieri. Riconoscendone la grandezza. Un omaggio di una bellezza rara, il modo più elegante di concedere al rivale l’onore delle armi, al termine di un duello appassionante, di quelli che solo il tennis ai massimi livelli sa offrire. Sull’altro fronte, quello del battuto, la tristezza è legittima, ma non riesce a offuscare la luce che sgorga dal cuore di Djokovic, impegnato a congratularsi, a rendere omaggio, ad applaudire. La levatura del campione la si misura proprio nel momento della sconfitta, anche in quella più atroce (il serbo a Parigi non ha mai vinto). Avrebbe mille motivi validi per recriminare, arrabbiarsi, prendersela. Ma ha scelto anch’egli la via del rispetto per l’avversario. Ha scelto di tributare anch’egli il suo applauso convinto e sincero al collega che è semplicemente stato più forte di lui. Affatto banale. «Ci sono cose più importanti di una sconfitta o di una vittoria – ha ricordato – e sono il rispetto e il carattere. Ebbene, Stan, ho grande rispetto per il campione che sei e per il carattere che hai dimostrato». Eccoci serviti di una lezione di cuore e sportività, esercizio in cui sia Stan sia Nole eccellono. Anche se alla fine, come lo sport esige, alla storia viene consegnato solo il nome del vincitore. Quanto al vinto, la lunga standing ovation riservatagli dal pubblico in estasi è il premio di consolazione più bello. Le lacrime di Djokovic, un altro che alle emozioni non cede poi così facilmente, sono la prova di quanto ci tenesse. Di quanto – da sportivo – la sconfitta gli possa bruciare dentro. Ma determinano anche la statura dell’uomo che accetta la legge dello sport e rende omaggio al più forte. Che risponde al nome di Stan Wawrinka. O “Stan the man”, o “Stanimal”. Nomignoli che nascono con i trionfi. Un tributo a un tennista entrato nello stretto novero dei fuoriclasse che in carriera hanno vinto almeno due Slam. Entrato, si badi bene, dalla porta principale, annichilendo il tennista più forte al mondo. Che solo pensare di batterlo, di questi tempi, è già un’impresa. Figurarsi riuscirci.

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