Commento

Quale futuro per Ffs Cargo?

27 marzo 2015
|

È di ieri la pubblicazione dei bilanci delle Ffs (vedi pagina 8) che hanno chiuso il 2014 con un buon utile anche se il debito dell’azienda, dovuto agli investimenti, è cresciuto. Nelle cifre nere, seppure con margini risicati, sono finite pure Ffs Cargo e Ffs Cargo International, una partecipata delle Ffs dal momento che tra i suoi azionisti figurano dei privati (la Hupac di Chiasso). Il settore merci delle nostre ferrovie comincia dunque a respirare dopo anni caratterizzati da disavanzi anche pesanti. È pure aumentato il volume delle merci trasportate, ma non vorremmo che ciò si traducesse in uno specchietto per le allodole. Diciamo le cose come stanno. La Divisione Cargo è riuscita ad uscire dalle cifre rosse dopo una serie di ristrutturazioni, alcune delle quali dolorose. Più che sul personale (Ffs Cargo conta molti dipendenti anche in Ticino), ciò ha avuto ripercussioni sull’offerta di prestazioni. Negli ultimi anni sono stati smantellati centinaia di punti di trasbordo, nel nome di quella che il direttore della Cargo Nicolas Perrin ha definito esigenza di ‘standardizzazione’ (Standardiesierung) del servizio. Il dubbio è che, dietro queste operazioni, si nascondano più che altro ragioni contabili. Far quadrare i conti, insomma, invece di mirare ad un rilancio nel segno del trasferimento delle merci dalla strada alla rotaia. Se nel traffico di transito, dove sono attivi più operatori anche esteri, la rotaia riesce a coprire quasi il 70 per cento del mercato, a livello interno le cose non vanno così. Siamo al di sotto del 30 per cento del volume globale di ciò che viene trasportato in Svizzera. Ffs Cargo opera in un regime di quasi monopolio, nonostante la presenza sul mercato di qualche altro attore (è il caso di Bls Cargo e di altri piccoli soggetti come RailCare, società controllata da Coop). Ebbene, la scorsa settimana il Consiglio nazionale, discutendo la nuova legge sul trasporto delle merci, ha cancellato l’obbligo per le Ffs di assicurare la copertura della rete di base su tutto il territorio nazionale. Questa decisione non è piaciuta alla Sinistra, la quale non ha neppure gradito il voto favorevole ad una mozione della Commissione trasporti ispirata dal ticinese Fabio Regazzi, mozione che domanda uno studio per verificare la possibilità di dare una maggiore autonomia a Ffs Cargo, se del caso aprendo le porte alla partecipazione di privati, trasformandola in una società anonima. Certo il rischio è quello di passare dal servizio pubblico, come è stato concepito fino ad oggi, ad una privatizzazione strisciante che potrebbe spingere l’azienda a concentrarsi solo su quei traffici considerati più redditizi. Si tratta di timori giustificati, anche se le cose stanno già andando in parte così, nella spasmodica ricerca del pareggio dei conti : tutto questo senza che siano stati per ora modificati i compiti di Ffs Cargo. Troppo piccola per competere nell’ambito dei trasporti sulle lunghe distanze, se non per garantire la trazione di traffici gestiti da altri, Ffs Cargo stenta a mantenere le quote di mercato nel traffico interno. Obiettivo non facile da raggiungere perché il trasporto sulle brevi distanze è poco concorrenziale. Si potrebbero però adottare nuove strategie mirate a rispondere a bisogni specifici (l’esempio della già citata RailCare, che assicura pure il collegamento tra il Ticino e il resto della Svizzera, è lì a dimostrarlo).

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔