Commento

Che Giornico diventi emblema

27 febbraio 2015
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Una buona notizia a conferma che la politica è l’arte del possibile. Ci riferiamo alla sfida, apparentemente impossibile, del risanamento del terreno ex Monteforno premessa necessaria – ma molto costosa – all’edificazione a Giornico dell’Area multiservizi per Tir. Come noto, da qualche tempo – da troppi anni ormai! – si discute della possibilità di insediare un’area multiservizi per i Tir a Giornico. Ma, mentre a sud delle Alpi si parla, a nord nel Canton Uri alle parole son già seguiti i fatti. Ora sembra che anche da noi qualcosa inizi a muoversi nella giusta direzione. Sinora avevamo ricevuto solo rassicurazioni e conferme da parte di Berna che l’area nella bassa Leventina sarebbe stata comunque edificata. Comunque perché, a rallentare il tutto, era emerso il problema dell’inquinamento del terreno, destinato ad accogliere il nuovo centro. Terreno inquinato, peggio: contaminato! Così i costi iniziali previsti per l’edificazione, che deve essere preceduta da un oneroso risanamento dell’area, sono lievitati. E non di poco. Già un anno fa rivelavamo infatti che sarebbero aumentati da 120 milioni a 150-155 milioni. Una botta! Ciononostante Berna, tramite il Dipartimento dell’ambiente, come detto, ha continuato a garantire che si sarebbe realizzato il centro multiservizi. In settimana sono giunte altre precisazioni (vedi ‘laRegioneTicino’ di ieri) su chi dovrà scucire, fra Cantone e Confederazione (con una proporzione del 90% per la Confederazione e del 10% per il Cantone), parte dei milioni necessari per far fronte ai costi di risanamento. Ma non di tutto il comparto, visto che l’onere di bonifica di una parte dei terreni spetta alle Ffs e parzialmente alla Von Roll. Non vi è chi non veda, nonostante i passi avanti e le assicurazioni, quanto sia ancora irta di ostacoli la strada per l’edificazione di un centro multiservizi a causa soprattutto di responsabilità che si rimpallano coloro che saranno chiamati alla cassa per permettere ‘solo’ il recupero del sedime. Un caso questo che dovrebbe suscitare clamore a più livelli, invece… constatiamo calma abbastanza piatta. Un caso che dimostra in particolare quanto deboli (o incapaci) possano essere gli amministratori locali nel contrastare chi fa e disfa a livello locale e, quando leva le tende, lascia persino ai posteri un vasto terreno di fatto inutilizzabile e pericoloso per l’ambiente. Così ai bastoni fra le ruote per futuri investimenti e posti di lavoro in zone depresse, si aggiungono pure pesanti eredità lasciate alle future generazioni. Che ne sarà se talune sostanze velenose dovessero penetrare ulteriormente nel terreno? Ipoteche di questo genere – generate da terreni sui quali è stata svolta un’attività industriale che li ha contaminati e poi il tutto è stato lasciato lì all’abbandono, perché i privati non avevano più i soldi per liberare e recuperare gli spazi – in Ticino ce n’è più di una. È giunta l’ora, partendo dal caso del terreno di Giornico, di agire nei confronti dei responsabili, in modo sistematico, prima che per motivi vari – fallimenti, scioglimenti di società, anagrafici, trasferimenti all’estero – ciò divenga praticamente impossibile. Ma per poterlo fare ci vuole una regia dall’alto, da parte del Cantone capace di affiancare i comuni o persino di sostituirli in trattative e/o cause giudiziarie delicate e onerose da portare avanti nell’interesse di tutta la collettività. Che Giornico diventi un emblema, non di una sconfitta, ma di una rivincita. Chi rompe e chiude i battenti paga e si deve portar via anche i cocci taglienti.

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