Commento

Tsipras contro Merkel

6 febbraio 2015
|

Onestamente ci si può chiedere come mai non è successo prima. Disoccupazione attorno al 12% (valori ufficiali) con punte ben più alte per i giovani, salari reali in continua diminuzione, crescita economica nulla, problemi sanitari… E questi sono i dati a livello europeo. Per Paesi come Spagna, Italia, Portogallo, Grecia la situazione è ben peggiore, oltretutto senza nessuna speranza di vedere la luce in fondo al tunnel. Era dunque normale che un qualche partito o movimento di estrema destra e/o sinistra arrivasse a ottenere i risultati di Syriza. Non è nemmeno un caso che Alexis Tsipras abbia ricercato immediato appoggio a un partito di destra, che condivide la stessa visione della politica economica europea. Una politica arrogante e ottusa. Arrogante perché si pensava di trattare milioni di persone – stando comodamente seduti negli ovattati uffici di Berlino o Bruxelles – come entità astratte ai quali chiedere sacrifici. Ottusa perché il buon senso avrebbe dovuto indicare che la strada era quella sbagliata, e quindi cambiare rotta come hanno fatto gli Stati Uniti. Tanto ottusa che le misure imposte dalla Troika hanno fatto lievitare il debito pubblico greco dal 100% al 170% del Pil. E ora cosa succederà? Difficile dirlo, ma una cosa sembra certa, perlomeno dopo le prime reazioni: la lezione non è però stata percepita. Il ministro tedesco dell’economia ha subito affermato che bisogna proseguire con la politica del risanamento e del rigore, sostenuto dai rappresentati della Commissione europea. È però probabile che sia una reazione di facciata. Dall’altra parte, Yanis Varoufakis, nuovo ministro delle Finanze greco ha accolto ad Atene, Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell’Eurogruppo con molta freddezza, dichiarando che la Troika non sarà più la benvenuta nel paese. La realtà è che ora bisogna correggere gli errori di entrambe le parti. La Grecia ha gestito la spesa pubblica come peggio non si poteva per almeno trent’anni, tant’è che non rispettava nemmeno i parametri per aderire alla moneta unica, ma allora si preferì chiudere non uno ma due occhi per convenienza politica (lezione alla Turchia!). D’altra parte però, come insegano le regole basilari della contabilità, se ci sono debiti è perché qualcuno ha concesso i prestiti. Tra questi ultimi c’è molta Germania e soprattutto molte banche private tedesche. Tuttavia a livello macroeconomico, le dinamiche sono più complesse, soprattutto se si possiede la stessa moneta e si vuole creare un equilibrio tra i paesi partecipanti. La Germania quindi avrebbe dovuto aumentare, subito dopo la crisi, la sua spesa per ridurre il suo surplus commerciale che ricade su quasi tutti gli altri paesi della zona euro. Ha invece preferito seguire la ‘politica del rigore’ che oltre a creare problemi in tutta Europa, ha notevolmente indebolito anche la competitività della sua stessa economia, che si salva solo perché l’euro è stato, per la Germania, una svalutazione competitiva rispetto al vecchio marco. E la signora Merkel, che ha finora abilmente nascosto le difficoltà del suo paese – ma speriamo a conoscenza della realtà – dovrà ‘tirar fuori’ il pragmatismo teutonico. Ecco che allora dopo il muro contro muro, si troverà un compromesso per salvare il salvabile di un’economia europea (tutta) in ginocchio dopo sette anni di strategie irrazionali.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔