Commento

Se gli insulti ti smascherano

4 febbraio 2015
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Quando scoppiò il caso degli squallidi insulti e delle minacce (anonimi) rivolti in rete al presidente del governo cantonale Manuele Bertoli (ma poco importa che fossero indirizzati a lui o a un altro politico), abbiamo scritto che era opportuno sporgere querela penale. Sostanzialmente per due motivi: in primo luogo perché le esternazioni penalmente rilevanti erano state proferite contro un rappresentante delle istituzioni. E queste ultime, malgrado la moda del tiro al piccione sdoganata in particolare da certa stampa domenicale, devono farsi rispettare, se del caso anche chiedendo l’ausilio della magistratura. Sì, perché, se ciò non accadesse e venisse permessa anche solo la loro messa alla berlina (ricordate le famose liste di proscrizione confezionate in via Monte Boglia?), sarebbe fin troppo facile per chi usa la gogna mediatica (in qualsiasi sua forma cartacea o elettronica) far pressione su questo o quel funzionario, su questo o quel politico o altro rappresentante dello Stato per addomesticarlo, ammorbidirlo e via dicendo. Il secondo motivo altrettanto importante da menzionare è che reagire – quando il caso è emblematico, invece di alzare le spalle, perché ‘raglio d’asino non va in cielo’ – serve a far capire più in generale ai ‘fantomas’ che abusano dell’anonimato per scrivere tante e tali bestialità in cosa potrebbero incorrere. Un’occasione per dire chiaramente a chi scaglia il virtuale sasso (e nasconde vigliaccamente il braccio): ‘Attenti: la libertà di espressione non significa scrivere tutto quello che passa per la testa, compresi gli insulti o le minacce!’. E, anche che, se vi sono esigenze particolari da parte della magistratura, tutte le maschere cadono e nessuno la fa franca. In conclusione: ben vengano quindi casi affrontati di petto, perché permettono di ribadire i limiti e di lanciare un pubblico dibattito sulle derive della rete. Se poi alla fin fine il ministro, come ha fatto Bertoli, ricevendo le scuse del querelato, decide di ritirare la denuncia e di perdonare, ancora meglio. Le istituzioni e chi le incarna ne escono ancor più rafforzati.

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