Commento

L’esempio di Angela Merkel

14 gennaio 2015
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L’inizio di una nuova era. In tanti hanno già osato etichettare così il periodo storico, apertosi con l’oceanica mobilitazione di domenica a Parigi e in tante altre piazze di Francia e d’Europa, a seguito della scia di sangue innocente versato in Francia da fanatici islamisti. Se guardiamo a tutte quelle persone scese in piazza, ben 4 milioni di comuni cittadini nei quali possiamo facilmente identificarci, possiamo dirci fiduciosi: la reazione alla barbarie è forte, corale, immensa. Vero. Ma, allo stesso tempo, capiamo anche che, se sono sfilate così tante persone, se accanto a Hollande c’erano così tanti capi di Stato, mobilitati in così poco tempo malgrado le forze dell’ordine avessero persino sconsigliato di farlo, se… allora significa che la situazione è grave. Così, mentre i governi discutono misure draconiane per isolare i simpatizzanti dell’Isis – oltre alle raffiche di kalasnikov, i morti e le prese d’ostaggio della scorsa settimana – due fatti correlati agli attentati fanno correre brividi lungo la schiena. Il primo sono le dichiarazioni di parecchi ebrei francesi, che sono (non dimentichiamolo) cittadini francesi, che in questi giorni hanno detto di pensare a breve ad un trasferimento in Israele, come già hanno fatto altri di recente, perché solo laggiù si sentono più sicuri. Le cifre parlano chiaro: nel 2014 gli attacchi contro ebrei francesi sono aumentati del 91% rispetto all’anno precedente e ben 6'600 di loro sono emigrati in Israele, mentre nel 2013 erano ‘solo’ 3’400. È davvero triste che uno stato democratico e moderno non riesca a garantire a propri cittadini, per la sola diversa appartenenza religiosa, la loro sicurezza! Il secondo fatto saliente è l’allarme lanciato dalla cancelliera Merkel, una prima volta già in occasione del discorso di Capodanno: attenzione al razzismo in rapida crescita. E il dito della Merkel è stato puntato contro Pegida, il movimento nato a Dresda e che dice di volersi opporre all’islamizzazione dell’Occidente e che si raduna in piazza ogni lunedì. Un movimento che sta facendo parecchi proseliti (da ottobre ad oggi è passato da 200 a 17’500 persone) e che si sta estendendo anche ad altre città tedesche come Düsseldorf o Kessel. A metà febbraio arriverà anche in Svizzera, mentre in Ticino è stata creata una pagina Facebook che conta già diverse centinaia di ‘mi piace’. Sempre la Merkel, ieri sera, ha sentito il bisogno di sfilare in Germania accanto alla comunità musulmana. Un segnale forte, altamente simbolico, in controtendenza rispetto alle manifestazioni targate Pegida, che attirano anche personaggi alquanto discutibili vicini agli ambienti dell’estrema destra tedesca. Che dire? Che quando sempre più persone scendono in piazza a manifestare in un senso o in un altro, ci vogliono leader autorevoli che sappiano identificare le vere cause del malessere e dare risposte convincenti, fondate sui valori e principi democratici, mirando alla coesione sociale. In Germania a dirlo e a farlo in concreto è Angela Merkel, che sembra aver anticipato i tempi diventando figura di riferimento e raccogliendo rispetto dalle sue fila e anche da quelle dell’opposizione. E negli altri Paesi che ci circondano? E qui da noi? Ci sono le personalità in grado di capire che stiamo vivendo – lo ribadiamo – un periodo storico nuovo e minato? In ogni caso, questa è la nostra convinzione, fra questi principi non potrà mai esserci la discriminazione per motivi religiosi, fermo restando che chi qui arriva, se malintenzionato dev’essere isolato, punito e espulso e – se semplicemente appartenente ad un’altra cultura – deve dimostrare di saper vivere qui da noi correttamente e secondo le nostre secolari regole laiche e pacifiche.

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