Economia

Per il Credit Suisse l’inflazione è solo temporanea

Secondo gli economisti del secondo istituto finanziario svizzero la ripresa è robusta e senza timori inflativi. Il Pil dovrebbe crescere del 3,5% quest’anno

(Ti-Press)
15 settembre 2021
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Zurigo – L’aumento dell’inflazione registrato in Svizzera e in molti altri Paesi dovrebbe essere in larga misura solo temporaneo: ne sono convinti gli economisti di Credit Suisse, che guardando anche all’evoluzione della congiuntura elvetica ritoccano al rialzo le previsioni di crescita per l’anno prossimo.

Il prodotto interno lordo elvetico dovrebbe espandersi del 3,5% nel 2021 e del 2,5% nel 2022, fa sapere oggi la grande banca in occasione della pubblicazione del suo rapporto trimestrale Monitor Svizzera. Viene pertanto confermata la precedente previsione per l’anno in corso, mentre per i dodici mesi successivi vi è maggiore ottimismo: la precedente stima, che risaliva a metà giugno, era del +2,0%.

Stando agli esperti dell’istituto la ripresa in atto in ampi settori dell’economia dovrebbe perdurare, grazie ai progressi della campagna vaccinale e all’agilità delle aziende nel far fronte alla pandemia. Ciò è dovuto in particolare al miglioramento registrato sul mercato del lavoro, che si ripercuote positivamente sulla fiducia dei consumatori: il tasso di disoccupazione sta gradualmente diminuendo e dovrebbe attestarsi al 2,5% verso la fine del 2021. Si ricorre anche sempre meno al lavoro ridotto.

Le restrizioni imposte in alcuni settori, come la ristorazione e l’intrattenimento, incidono però ancora sulla dinamica della ripresa. Inoltre un ritorno alla normalità nel settore del turismo internazionale e dei grandi eventi non avverrà ancora per diverso tempo. Il rilancio economico sarà pure ostacolato dalle difficoltà sul fronte degli approvvigionamenti per l’industria.

Le attuali impennate dei prezzi in concomitanza con l’elevata spesa pubblica in tutto il mondo e la politica monetaria espansiva delle banche centrali nei Paesi industrializzati hanno destato timori inflazionistici. Tuttavia, secondo gli economisti di Credit Suisse, le analisi empiriche mostrano che la correlazione tra la massa monetaria e l’inflazione si è notevolmente indebolita.

Anche il pericolo di una spirale salari-prezzi a fronte di una eccessiva domanda è basso sia Europa che in Svizzera; negli Stati Uniti, pur essendo leggermente più elevato, non è eccessivamente alto. I rischi di inflazione sul lungo periodo in Europa e in Svizzera sono così bassi che nel prossimo futuro la Banca centrale europea (Bce) e la Banca nazionale svizzera (Bns) non prenderanno in considerazione un aumento dei tassi guida e si atterranno alla loro politica di tassi negativi, concludono gli specialisti di Credit Suisse.

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