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‘In un anno difficile siamo rimasti vicini al territorio’

Fabrizio Cieslakiewicz, presidente della direzione generale di BancaStato, è soddisfatto per i risultati ottenuti nel 2020 e il sostegno dato all’economia locale

Fabrizio Cieslakiewicz, presidente della direzione generale di BancaStato
(Archivio Ti-Press)

Nonostante la pandemia di coronavirus i risultati finanziari del gruppo BancaStato nel 2020 “si rivelano solidi”. Lo afferma la stessa banca con una nota diffusa alla stampa, comunicando che “il versamento al Cantone di 41,7 milioni di franchi si riconferma ai livelli di quello del 2019. L’ottimo risultato operativo (86,8 milioni, -0,6%) consente di raggiungere un utile di gruppo di 50,5 milioni (-4,6%) nonostante l’invariata attribuzione alle riserve per rischi bancari generali di 31 milioni e il sostegno finanziario di 4,1 milioni al progetto ‘Vivi il tuo Ticino’”. Risultano in crescita anche i crediti ipotecari (+4,8% a 10,26 miliardi) e gli impegni nei confronti della clientela (+11,5% a 11 miliardi). La cifra di bilancio “supera i 16,48 miliardi, l’afflusso di nuovi patrimoni della clientela (+1,28 miliardi)”. “Il 2020 è stato un anno drammatico e difficile per la società e l’economia cantonale”, commenta il presidente della direzione generale di BancaStato Fabrizio Cieslakiewicz. Nella nota di BancaStato (quest’anno non c’è stata la consueta conferenza stampa, ndr) Cieslakiewicz ricorda come “in questo lungo anno siamo stati vicini alle aziende del territorio non solamente con il modello di affari e l’erogazione dei crediti Covid-19 garantiti dalla Confederazione, ma anche con il finanziamento al progetto ‘Vivi il tuo Ticino’”.

Dal canto suo l’avvocato Marco Tini, presidente della direzione generale di Axion, istituto facente parte del Gruppo BancaStato, annota che “anche i nostri risultati, contestualizzati all’andamento del settore del private banking, si rivelano buoni. Siamo particolarmente soddisfatti del contributo di oltre 340 milioni di franchi all’aumento delle nuove masse acquisite, sintomo della costante fiducia che Axion riscuote sul mercato”. L’utile netto di Axion è stato pari a 3,19 milioni (-24,6% rispetto al 2019).

Direttore Cieslakiewicz, i risultati sono in linea con quelli degli scorsi anni nonostante la crisi sanitaria e l’importante aiuto alla promozione turistica. Riproporrete lo stesso pacchetto anche per la prossima stagione turistica?

I risultati del Gruppo si sono effettivamente rivelati solidi nonostante la pandemia, la quale ha reso ancora più difficile un contesto in cui i tassi di interesse negativi da diversi anni erodono i margini commerciali delle banche. Malgrado ciò, i ricavi hanno retto. Nello specifico, i ricavi da operazioni su interessi si sono mantenuti su alti livelli, anche per merito della crescita dei volumi ipotecari. Alla luce del fatto che i costi si sono mantenuti stabili, l’utile operativo si è nuovamente rivelato ottimo, consentendo al Gruppo di rafforzare i fondi propri e finanziare il progetto ‘Vivi il tuo Ticino’. L’utile netto è così risultato solo leggermente inferiore rispetto al 2019, mentre il versamento nelle casse statali è simile a quello dell’anno precedente: 41,7 milioni. Siamo molto orgogliosi di questi risultati. Tornando specificatamente a ‘Vivi il tuo Ticino’, il bilancio è senza dubbio positivo e discuteremo del futuro del progetto con il Dipartimento delle finanze e dell’economia e l’Agenzia turistica ticinese.

Come altri istituti bancari avete partecipato al programma della Confederazione per i crediti Covid-19. Qual è il bilancio?

Siamo onorati di aver contribuito attivamente al programma varato con efficienza e celerità dalle autorità. L’economia del territorio ha subito un colpo durissimo dal coronavirus, ma senza l’intervento della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni gli effetti nefasti sarebbero stati ben peggiori. Occorre dire che le aziende, dal canto loro, hanno mostrato grande capacità di adattamento e spirito di sacrificio. Per quanto attiene a BancaStato, a fine 2020 oltre 1'500 realtà avevano ricevuto un credito Covid-19, per un volume complessivo di oltre 210 milioni.

Il timore di alcuni economisti è che finiti gli stimoli finanziari alle aziende, assisteremo a un’ondata di fallimenti. Un timore fondato?

L’economia è fortemente sotto pressione da ormai un anno e il futuro dipenderà da come evolverà la situazione epidemiologica. Qualora questa dovesse normalizzarsi, è lecito attendersi una robusta ripresa generalizzata. A ogni modo, nel nostro Paese possiamo e potremo contare su meccanismi di sostegno all’economia ormai rodati da parte delle autorità. Rispetto ad altri Paesi siamo molto fortunati.

Le aziende ticinesi hanno usato la liquidità richiesta? In che misura e per cosa?

Gli utilizzi dei crediti Covid-19 raggiungono attualmente il 66% e mostrano dunque che le aziende hanno mantenuto una riserva di liquidità. Questi crediti hanno lo scopo di coprire i costi correnti e l’ammanco della liquidità dovuto al coronavirus. Vietato ad esempio utilizzare questi finanziamenti per rimborsare o concedere prestiti all’azionista o a terzi, distribuire dividendi, rimborsare prestiti esistenti all’interno del gruppo o trasferire il denaro a società estere del gruppo. L’utilizzo del credito per investimenti di sostanza fissa aziendale era ed è concesso esclusivamente per beni di rimpiazzo.

Uno sguardo all’immobiliare? La crisi Covid sarà una svolta anche per questo settore?

Almeno per ora non abbiamo notato cambiamenti significativi sul mercato immobiliare. Il settore ha per anni vissuto crescite molto vivaci e ancora oggi numero e valore delle transazioni si mantengono ad alti livelli, stimolati da rendimenti capaci di attirare ingenti capitali di investitori istituzionali. Il crollo del saldo migratorio e il calo della popolazione residente hanno contribuito a innescare il forte aumento del tasso di abitazioni vuote: un indicatore che deve fare alzare il livello di attenzione. Per quanto concerne i reali effetti della pandemia sul settore è ancora presto per fare una valutazione. Occorrerà capirne la portata sugli spazi commerciali, già toccati prima della pandemia dal fenomeno dello shopping online.

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