Inchieste

Sempre gli stessi volti… nel mercato immobiliare dei più disagiati  

(Max Veronesi)
14 dicembre 2017
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Palazzine vetuste, talvolta acquistate all’asta, dove di regola non si investe, non si ristruttura, solo manutenzioni minime. Lo scopo? Tenere la pigione bassa e riempire gli appartamenti, se va bene, coi richiedenti l’asilo. Ce ne sono 1’140 alloggiati tra Chiasso e Airolo (erano 1’112 a giugno), tra pigione e spese accessorie possono spendere da 800 (chi è solo) fino a 1’500 franchi (tre o più persone) al mese. Affitti sicuri perché ogni mese paga lo Stato. Che attorno ai migranti ci fosse il rischio di speculazioni immobiliari se lo sono chiesti anche alcuni parlamentari, come il leghista Gianmaria Frapolli e cofirmatari, con l’interrogazione ‘Migranti: un nuovo modello di business immobiliare’. Lo Stato ha risposto picche.

Il contadino e il business degli alloggi

Ce lo chiediamo pure noi, osservando che alcuni palazzoni al centro della cronaca nera e giudiziaria dell'ultimo anno (via Odescalchi a Chiasso, via Industria a Pregassona e via Martignoni a Massagno) erano riconducibili (al momento dei fatti, perché poi li ha venduti) ad un unico proprietario: un contadino dell’alta Leventina o società e persone che fanno capo a lui. Stabili dove trovano alloggio anche persone in assistenza. Allo stesso contadino, fanno capo vari altri palazzi nel cantone, dove sono alloggiati anche richiedenti l’asilo. Sempre gli stessi volti nel mercato immobiliare dei più disagiati? Perché lo Stato non fa concorsi visti i tanti alloggi liberi ad esempio nelle valli? 

'I rifugiati si trovano gli alloggi da soli'

Sara Grignoli Mammoli, collaboratrice scientifica della Divisione dell'azione sociale e delle famiglie spiega che «fino a qualche anno fa era davvero difficile trovare alloggi adeguati nei centri cittadini per i richiedenti l’asilo. Oggi è diverso: il flusso è diminuito e c’è più disponibilità di alloggi liberi con affitti adeguati». Una cosa va precisata: il Cantone non ha immobili in cui ospitare i richiedenti l’asilo che gli sono assegnati: «Il Soccorso operaio svizzero (Sos) è nostro partner, si occupa di aiutare i rifugiati nella ricerca di appartamenti, spesso lo fanno i rifugiati stessi guardando le offerte online o i giornali. Noi controlliamo unicamente che vengano rispettati i parametri di spesa. A firmare i contratti con il padrone di casa sono i richiedenti l’asilo», dice. Ma a pagare la pigione è lo Stato. Facciamo notare che molti rifugiati non parlano italiano, come fanno a cercarsi casa. «C’è un certo grado di autonomia, con l’italiano se la cavano e spesso si aiutano tra loro, sono molto motivati perché vogliono uscire dalle pensioni».

Perché lo Stato non fa concorsi per assegnare gli alloggi dei migranti 

Ci risulta che c’è una lista interna di immobiliari o privati, ma la funzionaria nega: «Non ci sono liste, alcune immobiliari sono più disponibili, altre non vogliono questo tipo di inquilini. Ci si basa anche su annunci o su offerte spontanee». Forse sarebbe opportuno fare un concorso, così da evitare di finire sempre sugli stessi o quasi. Risponde la funzionaria:  «I contratti di affitto sono di diritto privato tra le parti. Ci basiamo sulle offerte del mercato immobiliare, non sono molti i proprietari disponibili ad alloggiare rifugiati. Si verifica che i parametri di spesa siano rispettati, il Sos valuta lo stato dell’appartamento e fa il verbale di entrata». E sullo stato di alcuni appartamenti, se le placche sono arrugginite, deve farsi avanti il rifugiato: «Interveniamo se l’utente ci segnala che c’è un problema, in quel caso si fa una visita con il Comune». Casi molto rari conclude la funzionaria.

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