In vista del voto

Democrazia rappresentativa, fiducia e qualità

11 novembre 2019
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Come cittadina svizzera sono molto affezionata al diritto di referendum e d’iniziativa popolare, alla democrazia diretta. Non vi è passo politico rilevante o minuto che non passi dalle forche caudine della verifica popolare, sia essa realmente esercitata o solo minacciata quale arma di pressione nel processo decisionale. Ciò rende la politica svizzera lenta come un bastimento ma anche dalla rotta non troppo condizionata dai venti contingenti. Eppure come molti altri cittadini svizzeri sono assolutamente convinta della bontà della democrazia rappresentativa, della necessità di un impianto di democrazia semidiretta. Abbiamo bisogno di parlamentari che dedichino tempo alla conoscenza e all’approfondimento dei tanti temi, spesso complicati, che interessano la collettività prima di prendere un orientamento. Da qui ovviamente anche l’importanza dell’imprescindibile rapporto di fiducia che dobbiamo poter avere con chi ci rappresenta nei legislativi e negli esecutivi a ogni livello. Oggi sentiamo parlare della crisi della rappresentanza, perché?

La tecnica nemmeno troppo strisciante di continua delegittimazione di coloro che fanno politica attivamente, instillando il dubbio che siano distanti dalla vita delle persone, che non ne comprendano i problemi, che non perseguano l’interesse comune ma siano asserviti a gruppi d’interesse e solo attenti al tornaconto personale come pure l’esaltazione del rapporto diretto fra politico e cittadino-elettore, astutamente amplificata dai social media, scavalcando qualsiasi intermediazione istituzionale ritenuta superflua se non addirittura dannosa, non fanno un buon servizio alla democrazia, anzi pessimo.

Chi abilmente utilizza i mezzi di comunicazione ed esalta le emozioni e i timori del popolo, chi fa il piacione e asseconda gli umori degli elettori, in realtà temo sia il più strumentale sul mercato politico. Fintamente vicino al popolo che tanto esalta e asserisce di rispettare.

Ma il rispetto verso la collettività un politico lo esprime altrimenti. Essenzialmente lavorando e impegnandosi onestamente per le cause che ritiene giuste. Avendo il coraggio anche di andare contro vento. Confrontandosi con chi la pensa diversamente ma sempre nel rispetto dell’interlocutore. Senza raccontare fandonie sapendo di dirle. La politica che al di là della legittima diversità di opinioni dimentica che occorre preservare un minimo comune denominatore nel modo di fare politica civilmente fa un pessimo servizio alla società. Per questo motivo è essenziale soffermarci sulla qualità delle persone quando apponiamo una crocetta accanto al nome di un candidato. Anche se il nostro voto è uno fra i tanti. E la qualità di un candidato è data anche dal suo bagaglio culturale e dalla motivazione ideale. Sono caratteristiche proprie di Giovanni Merlini, che ha più l’ambizione del fare che non ambizioni personali e rappresenterebbe più che degnamente il nostro Cantone alla Camera alta. Sosteniamolo quindi non solo per orgoglio di partito, ma soprattutto con ragione e cuore, che in politica conta.

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