In vista del voto

Capitalismo e working poor

20 settembre 2019
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Sentiamo molte discussioni sul capitalismo che si è bloccato, e credo che alla base ci sia la convinzione che i meccanismi di correzione automatica non funzionino più. La mancanza di posti di lavoro dove poter reinserire i cittadini che lavoricchiano, o che fanno da rimpiazzo temporaneo ed hanno poca formazione, è un problema da risolvere. Il mercato libero ha funzionato finora. Ma è un dato di fatto che oggi i mercati producono più diseguaglianze rispetto a una volta.

Oggi, le disuguaglianze rischiano di essere generate dall’esistenza dei “working poor”, più che dalla politica economica, perché gli stipendi sono troppo bassi e non consentono di sostenere le famiglie. Per queste persone servono certamente dei piani di sostegno pubblici, mirati. Alla stesso tempo però, la produttività è un elemento cruciale. Se si riesce ad aumentarla in tutti i settori, in modo trasversale alle competenze, allora i salari si alzeranno in modo naturale, perché le aziende incasseranno di più, pagheranno di più e si ritornerà a versare maggiori oneri pure all’AVS, dando nuova linfa alle generazioni che verranno.

Ma questo aumento della produttività dipende anche dalle tecnologie e dall’organizzazione del lavoro, perché la forza-lavoro non riesce – o a volte è pure restia – ad adattarsi ai cambiamenti (sempre più veloci) sul mercato del lavoro. Da parte degli Uffici regionali di collocamento e da parte dell’assicurazione contro la disoccupazione serve dunque maggior spinta alla riqualifica, a creare quel valore aggiunto che manca ai disoccupati e che invece è richiesto dal mercato. Servono dunque delle misure di coaching mirato e professionale. Questo ostacolo lo potremmo superare nei prossimi anni, certo con sacrifici danarosi, ma per i residenti alla ricerca di un lavoro è vitale. Sarebbe un investimento per la Svizzera intera, che sacrifica annualmente delle somme enormi in indennità di disoccupazione e trova lavoro a persone che provengono dall’estero con competenze che sono ricercate dalle nostre aziende. E’ vitale essere proattivi, anticipare anche nel nostro piccolo come persone singole i bisogni del mercato futuro, e spingerci a voler progredire nel continuo apprendimento.

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