In vista del voto

Più Ticino a Berna

(Ti-Press)
13 settembre 2019
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Di questi tempi, in pieno periodo di caccia ai seggi federali, è frequente il bramire di tanti politici per il Ticino e la sua gente. Purtroppo molti di loro, passato il periodo degli amori elettorali, appena valicato il Gottardo dimenticheranno presto i ticinesi, occupati dai propri interessi e da quelli dei loro compari. Così Palazzo federale, dove dovrebbero primeggiare gli interessi collettivi, si trasforma in una borsa d’affari privati, di potenti e famiglie miliardarie, delle casse malati e di troppe multinazionali irresponsabili.

L’invasione dei lobbisti alle Camere è reale: pronti ad allacciare relazioni interessate, a finanziare campagne personali o dei partiti, a fornire discutibili supporti ai dossier, a sponsorizzare chi dimostra dedizione per i loro obiettivi strategici. A molti cittadini l’azione di un certo parlamentare volta a soddisfare specifici interessi personali o dei centri di potere può sembrare normale. Eppure questa vicinanza si traduce spesso in decisioni opportunistiche, vincolate agli ordini di leader miliardari, nefaste per la gente e la collettività. In barba a finte promesse portate a spasso in campagna elettorale. Così il Ticino, invece di politici impegnati per la stragrande maggioranza della sua popolazione e del Cantone, si ritrova parte della sua deputazione al servizio dei pochi. Un caso emblematico è quello dell’imprenditore-parlamentare già presidente del Plrt, che ha fondato un’associazione allo scopo di «fronteggiare il Contratto collettivo di lavoro nazionale dei negozi delle stazioni di servizio in Svizzera». Battendosi per salari in Ticino inferiori al resto della Svizzera, ha ottenuto condizioni speciali a beneficio delle sue attività familiari: il commercio di benzina, gas e petroli, con catene di negozi legate ai suoi distributori. È forse lecito approfittare della carica pubblica per ricavare un’inaccettabile eccezione ticinese a vantaggio di proprie attività patrimoniali? Secondo Rocco Cattaneo sembrerebbe proprio di sì. Per lui 3’600 franchi lordi mensili in Ticino, come da accordo nazionale, erano troppi. La conferma di come una parte dei “nostri” parlamentari dimentica facilmente i ticinesi e al di là dal Gottardo si fanno in quattro per i propri interessi di bottega.

È invece urgente che il Ticino raggiunga il livello degli altri Cantoni, a cominciare dai salari e dai posti di lavoro. Per un’economia cantonale virtuosa, giusta, capace di produrre e ridistribuire benessere, con un’attenzione particolare ai nostri giovani e alle future generazioni. I cittadini meritano di essere rappresentati da parlamentari che difendono i loro interessi, non quelli di pochi. A Berna bisogna lavorare per dei salari degni di questo nome in linea con il resto della Svizzera, per l’abbassamento dei premi di cassa malati, per delle rendite vecchiaia, per condizioni che permettano di vivere dignitosamente anche in Ticino. Per la protezione del clima, dell’ambiente e del nostro territorio. Per una politica per i Ticinesi e più Ticino a Berna.

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