In vista del voto

Sì alla revisione della legge sulle armi il 19 maggio

15 maggio 2019
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Limitare o avere un maggiore controllo sull’accesso alle armi da fuoco significa aumentare la sicurezza e prevenire atti inconsulti con conseguenze fatali.

Con un pizzico di sincero senso critico, potremmo pure interrogarci su quali siano davvero i valori svizzeri tanto propagandati dei contrari alla legge sulla revisione delle armi? Essi possono essere solo quelli che si sono in qualche modo sanciti attraverso dei percorsi democratici, pluralistici, che hanno contraddistinto la storia del nostro paese. Percorsi marcati da un grande senso d’appartenenza allo Stato, basato sul valore massimo della solidarietà.

È quindi importante che noi c’interroghiamo sulla qualità di vita e la qualità dei nostri rapporti umani. Questa apertura all’altro è alla base della prevenzione della violenza e del disagio, che trovano la sua espressione peggiore nel suicidio o nel passaggio all’atto per mezzo di un’arma all’interno della sfera privata. In Svizzera quasi un omicidio su due ha luogo nell’ambito della violenza domestica. Circa la metà di questi viene commesso per mezzo d’un arma da fuoco (Statistica criminale di polizia, 2018).

Ogni anno muoiono per suicidio in Svizzera circa 1’000 persone. I tentativi di suicidio trattati, invece, sono molto più numerosi e vanno da 10 mila ai 15 mila ogni anno (Ufficio federale di statistica, 2017). L’Organizzazione mondiale della sanità lo definisce un problema di salute pubblica maggiore (Oms, 2018). In ragione del contesto emotivo che lo circonda, il suicidio incontra ancora molto imbarazzo nel dibattito tra la gente comune. Pertanto, siamo tutti toccati dalle statistiche pubblicate da alcuni anni, che attestano l’aumento del tasso di suicidio in certi gruppi d’età nella nostra società. Il problema ci interpella e ci obbliga a ripensare i nostri valori e le nostre credenze in rapporto a questa questione.

La facilità di accesso a mezzi suicidari sicuramente letali, come le armi da fuoco, può accentuare il rischio di concretizzazione di comportamenti suicidari, poiché è dimostrato che la determinazione di una persona nel voler morire è solitamente in rapporto con il metodo scelto (Padoani, Marini e Pavan, 2002). Nelle case dove c’è un’arma da fuoco il rischio che si consumi un suicidio sarebbe sei volte maggiore rispetto a quelle in cui l’arma non è presente (Osservatore romando per la prevenzione suicidio, 2016). Nel caso di omicidi plurimi che si concludono con un suicidio, la disponibilità di armi da fuoco svolge un ruolo determinante: l’uccisione di più persone contemporaneamente ed il successivo suicidio sono estremamente facilitati dalla presenza d’armi da fuoco.

Il 19 maggio, quando andremo a votare, si tratterà di far convergere, su più piani, un insieme di misure che contribuisca a meglio proteggere i cittadini dall’abuso e la vendita d’armi. Un piccolo, e allo stesso tempo, grande passo in avanti. Dipende sempre dai punti di vista, ma sicuramente sarà nell’interesse superiore delle vite di alcuni amici, padri, mogli, figli e parenti.

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