In vista del voto

No all’aumento delle diseguaglianze e dei privilegi

7 maggio 2019
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Come la Riforma 3 bocciata dal popolo alle urne, anche questo nuovo progetto sopprime gli statuti speciali che permettono alle multinazionali di pagare pochissime imposte. Ma, contemporaneamente, riduce fortemente l’imposizione delle aziende che realizzano profitti generando una diminuzione delle entrate per Comuni, Cantoni e Confederazione. I costi totali stimati della riforma ammontano a 5 miliardi di franchi.

E cosa centra l’Avs? Per condizionare gli elettori ostili a questa ulteriore defiscalizzazione del capitale e dei suoi redditi, si abbina alla riforma fiscale un finanziamento dell’Avs di 2 miliardi all’anno, soluzione tampone per nulla definitiva per un’assicurazione sociale che sente sulle spalle il peso degli anni e dei baby boomers. È illusorio considerare questa cifra una “compensazione” a carico delle imprese per i favori fiscali che riceveranno se questa riforma fosse approvata: 1,2 miliardi saranno a carico della retribuzione del lavoro (per metà dedotti direttamente dal salario in busta paga) e 800 milioni a carico di chi paga imposte alla Confederazione e non può beneficiare dei trattamenti di favore riservati alle grosse fortune: lavoratori e consumatori oltre che persone giuridiche, cioè noi.

Il pacchetto fiscale non offre nessuna garanzia che le aziende creino nuovi posti di lavoro, come vorrebbero far credere i promotori. La Rffa riavvia invece una logica suicida di concorrenza fiscale intercantonale dalla quale trarranno vantaggio, ancora una volta, i grandi patrimoni e le grandi imprese.

Sarebbero i cantoni e i comuni a sopportare la diminuzione delle entrate fiscali. Per questa ragione è prevista una compensazione da parte della Confederazione con i soldi di chi le tasse le deve pagare. Le aziende, quelle grosse principalmente, avranno la possibilità di dedurre imposte nei Cantoni e Comuni per 1,4 miliardi all’anno. Questa la cifra che Cantoni e Comuni dovranno in qualche modo tagliare su servizi e prestazioni per la popolazione.

Ancora una volta ci troviamo a dover scegliere se assecondare un sistema perverso che negli anni, in nome del dogma liberista della competitività, sta rendendo il 99% della popolazione più povera, o se al contrario decidere di dare agli enti pubblici i giusti mezzi finanziari per far fronte ai bisogni attuali e futuri della popolazione senza concedere ulteriori vantaggi a chi già si arricchisce senza problemi. 

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