In vista del voto

Salviamo il lavoro in Ticino

7 maggio 2019
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Gli oppositori sono unanimi nel definire l’iniziativa “Giù le mani dalle Officine” superata dagli eventi, essendo stata concepita in un contesto diverso.

Gli eventi superati e il diverso contesto sarebbero scaturiti dalla “Dichiarazione d’intenti” del dicembre 2017 sottoscritta da Ffs, Cantone e Città di Bellinzona. Quest’ultima abiura la “Convenzione per la costituzione di una Fondazione per la creazione in Ticino di un Centro di competenza in materia di mobilità sostenibile e ferroviaria presso le Officine Ffs di Bellinzona”, così come previsto dallo studio di fattibilità tecnico-economico del 17 aprile 2013 eseguito dalla Bdo di Christian Vitta. Convenzione sottoscritta il 12 novembre 2013 in qualità di soci fondatori da: Ffs; Cantone Ticino; Enti regionali di sviluppo del Bellinzonese e Valli e del Mendrisiotto e Basso Ceresio; Città di Bellinzona; Associazione “Giù le mani dall’Officina”; Sindacati Transfair, Sev e Unia; Supsi.

Nello studio Bdo si può leggere che “il Centro di competenza, così come concepito e in stretta connessione con una struttura di formazione, di ricerca applicata e sviluppo e di trasferimento di tecnologia, pure da istituire, non solo è in grado di assumere questo ruolo di attore importante nell’ambito del consolidamento e dello sviluppo della tecnica ferroviaria, ma ne rappresenta addirittura un elemento irrinunciabile per la soluzione delle sfide poste dal transito sostenibile di merci e persone attraverso le Alpi”.

Lo studio della Supsi, svolto su incarico del Consiglio di Stato, afferma che agli stabilimenti industriali di Bellinzona “si aprono interessanti opportunità di mercato, non solo nel settore dei servizi di manutenzione, ma anche nei settori d’appoggio a monte (per esempio nel campo della componentistica) e a valle della produzione (servizio di pronto intervento mobile, per esempio)”.

Il messaggio del governo n. 6911 del 18.02.2014 invitava il Gran Consiglio ad approvare il relativo decreto legislativo poiché le proposte in esso contenute offrivano “concrete prospettive di sviluppo, non solo per le Officine ma anche per un contesto industriale che, nel Cantone Ticino, gravita sul settore della mobilità ferroviaria sia locale che internazionale. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, se si considerano le opportunità generate dalla nuova galleria di base del San Gottardo. Tra tre anni, infatti, l’industria del settore della tecnica ferroviaria potrà beneficiare di un traffico internazionale che avrà a disposizione un’infrastruttura di base unica nel suo genere per efficienza, efficacia e soluzioni d’avanguardia”. Al contempo il Consiglio di Stato chiedeva ai promotori di ritirare l’iniziativa popolare dell’aprile 2008 sottoscritta in poco tempo da 14'768 cittadini/e, in quanto il suo scopo sarebbe stato raggiunto mediante detta convenzione.

Sono stato volutamente scrupoloso nel riportare per esteso le citazioni poiché esse chiariscono da sole quanto pretestuose siano le ragioni addotte da chi oggi si oppone all’iniziativa.

Ebbene, esattamente un anno dopo la messa in esercizio della galleria di base, la “Dichiarazione d’intenti” ignora bellamente le concrete prospettive di sviluppo assicurate dal messaggio governativo e propone poco più che un deposito per la manutenzione leggera. Posti di lavoro 200/230, calcolati non si sa su quale base visto che non esiste un piano industriale. (Non è il caso di fidarsi della parola delle Ffs, abituate come sono a mentire). Secondo i dati sin qui conosciuti, l’associazione Giù le mani calcola che non superebbero le 130 unità, ben 280 in meno di quelle attuali.

Per dieci anni le Ffs e le autorità politiche hanno fatto melina, come si direbbe in gergo calcistico, per dilatare i tempi e allontanarli il più possibile dalla forte mobilitazione degli operai dell’Officina e dalla massiccia solidarietà dimostrata dalla popolazione ticinese. Alla fine hanno tirato fuori dal cappello il coniglio del “più moderno stabilimento d’Europa” per riportare in auge i mai abbandonati progetti di speculazione immobiliare (ricordate il progetto Area del 2012?).

Di fronte a tanta calcolata ipocrisia, ai promotori non è rimasta altra via se non quella di chiamare il popolo a pronunciarsi sul futuro dell’Officina di Bellinzona. E confido che quanto evidenziato in questo scritto convinca chi mi legge ad appoggiarne la causa votando Sì all’iniziativa.

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