In vista del voto

Rffa: ci giochiamo il futuro su una scommessa

6 maggio 2019
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Miliardi di perdite per le casse pubbliche e sacrifici per i cittadini, questo è l’unico effetto certo della Riforma fiscale e finanziamento dell’Avs (Rffa), in votazione il 19 maggio. Non c’è invece nessuna garanzia che vi saranno miglioramenti sul fronte dell’occupazione, dell’innovazione e delle retribuzioni. Le promesse del governo e dei sostenitori si basano infatti su vaghe teorie, che finora si sono rivelate sbagliate. Ci stiamo giocando il nostro futuro sulla base di una scommessa.

Con questi sgravi l’introito fiscale delle imprese calerà di un settimo. Un simile crollo potrebbe causare un calo dei consumi e rallentare l’economia, come ha spiegato in un articolo di qualche giorno fa la Handelszeitung. Il Consiglio federale però sostiene che i miliardi di mancate entrate a lungo termine saranno compensati con più posti di lavoro e aumenti salariali per tutti. Quel che non ha precisato è che questi ipotetici benefici potranno arrivare solo fra un paio di decenni e nel frattempo comuni e cantoni perderebbero fino a 20 miliardi. Per risanare le finanze l’unica opzione sarà tagliare ancora una volta prestazioni ai cittadini e aumentare la pressione fiscale sui ceti medi di salariati. Senza contare che l’aumento delle detrazioni fiscali per l’Avs ridurrà ulteriormente il potere di acquisto della maggioranza della popolazione perché le aziende scaricano la maggioranza di questi costi sui lavoratori, come dimostrato da diversi studi.

Dieci anni fa, in occasione della Riforma II della fiscalità delle imprese, ci erano state fatte esattamente le stesse promesse per il potere di acquisto e il lavoro che però non si sono avverate: la disoccupazione è aumentata, il lavoro è diventato più precario e i salari reali sono diminuiti. Le proiezioni ottimistiche del governo si basano infatti sulla convinzione che le imprese investiranno i soldi risparmiati con gli sgravi per creare nuovi posti di lavoro e aumentare i salari. L’esempio degli ultimi dieci anni invece prova l’esatto contrario: sono aumentati a dismisura solo i dividendi e le retribuzioni dei manager. Niente garantisce che i nuovi privilegi fiscali andranno a beneficio di tutti.

Il patent box, che dovrebbe promuovere l’innovazione riducendo del 90% l’utile imponibile realizzato con i brevetti, è già stato criticato da più parti. I profitti generati dai prodotti brevettati secondo gli esperti dipendono dalle enormi somme investite nel marketing. Nei paesi dove questo sgravio è già stato introdotto le imprese più piccole non riescono a competere con le grandi aziende sul mercato e risultano svantaggiate. In compenso una multinazionale come Roche pagherà solo 1,3% di imposte sugli incassi dei brevetti, anche se non ha certo bisogno di nuovi aiuti visto che solo nel primo trimestre di quest’anno ha realizzato un utile di 15 miliardi. Tutte le promesse di miglioramenti per le Pmi e i salariati si reggono solo su vaghe ipotesi: ci chiedono di tirare la cinghia per anni senza nessuna garanzia e senza un centesimo di pensione in più. Non giochiamoci il futuro alla roulette, votiamo No alla Rffa il 19 maggio.

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