In vista del voto

“Giù le mani”: lotta di retroguardia o lotta per darsi valore?

30 aprile 2019
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Tanti pensano che quella del Comitato “Giù le mani delle Officine” sia una pericolosa lotta di retroguardia. Di certo tale vogliono farla apparire quelle persone che difendono le proprie rendite di posizione in termini di potere e anche di rendite.

Se nel 2008 è stato possibile che dei lavoratori, in fin dei conti dei “semplici” cittadini, acquistassero una forza contrattuale tale da potersi sedere al tavolo delle trattative con il loro datore di lavoro (i “padroni” delle Ffs), è perché con coraggio, determinazione e con il sostegno di un’ampia fetta di popolazione hanno saputo ottenere la legittimazione del Consiglio federale stesso. Questo potere contrattuale si è poi tradotto nel 2013 un’intesa con le Ffs che assegnasse alle Officine e alle Maestranze proprio maggior potere contrattuale e autonomia per non essere in futuro tagliati fuori dai giochi che contano.

Se ora quegli stessi lavoratori appaiono disuniti è perché la politica (Municipio di Bellinzona e Governo) li ha subdolamente e inspiegabilmente delegittimati trattando con i vertici delle Ffs dietro le loro spalle. In poche parole sono stati tagliati fuori dai loro rappresentanti politici. È chiaro che se la linea è quella di pensare che i politici ed i capi d’azienda siano gli “adulti”, mentre lavoratrici/tori e cittadine/i siano i “minori” che ad un certo momento devono tacere e starsene nel cantuccio, il risultato non può che essere il progressivo aumento delle schiere di demotivati, rassegnati o esclusi sia nell’economia, sia nella politica.

Questa è una visione che noi Verdi non desideriamo affatto coltivare. Il nostro desiderio è che ogni parte della società possa avere un sano potere contrattuale, possa coinvolgersi personalmente nel concepimento e sviluppo di obiettivi, modalità e svolgimento del lavoro, nella contrattazione del proprio salario, nella possibilità di formazione e sviluppo personale, nella possibilità di fare ricerca ed eventualmente innovazione a favore del benessere della collettività e dell’ambiente in cui vive. Allora tutti saremo compartecipi della costruzione e alla cura delle nostre imprese e della nostra politica economica. Questo valore e questo potere contrattuale però non ci verrà dato (l’esempio lampante ne è l’odissea del salario minimo), ma bisognerà andare a prenderselo.

L’iniziativa “Giù le mani” è una lotta più che mai attuale, per non farci calare nel ruolo di “minori” da tutelare, da prepensionare o da riformare, bensì persone artefici dello sviluppo del proprio valore e della propria capacità imprenditoriale. Se nel caso specifico qualcuno ritiene che i lavoratori delle Ffs non sono all’altezza (Supsi e Bdo al tempo non lo ritenevano!) è meglio che lo dica chiaramente. Se qualcuno ritiene che il Canton Ticino non sia in grado di gestire l’impresa delineata dall’iniziativa, lo dica altrettanto chiaramente, ma allora la smetta anche di raccontare quanto è forte e competente la nostra economia. Non basta gridare “facciamolo” o “padroni in casa nostra” e poi quando è il momento di cantare non si tira fuori la voce per farlo!

Noi Verdi invitiamo cittadine e cittadini a far sentire forte e chiara la propria voce accogliendo massicciamente il 19 maggio l’iniziativa “Giù le mani dalle officine”.

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