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Sarà possibile svegliare del tutto la ragione?

L’uomo cammina nella storia dietro sé stesso, avvolgendosi nella sua speranza, sognandosi e a volte inventandosi. Quando vive così, non si può dire che desideri qualcosa. Non si desidera davvero, si sogna. Certi episodi tremendi della storia appena trascorsa sono incubi, incubi realizzati, proprio come dei crimini. Per desiderare bisogna essere svegli, avere una coscienza, usarla, pensare. Nella storia occidentale questo è avvenuto a intermittenza. E come domanda sembra quasi spropositata: sarà possibile svegliare del tutto la ragione? (Maria Zambrano, 1904-1991, filosofa spagnola, che per sfuggire al regime franchista, ha vissuto in esilio tutta la vita).

È vero, viviamo in un mondo d’incubi. La ragione, a braccetto con la democrazia, è finita dentro il pozzo profondo del profitto, ormai diventato il Dittatore Globale.

Le guerre sono cambiate. Non sono più tra eserciti che si scontrano, ma tra bande criminali che massacrano popolazioni inermi, con armi tradizionali e macchine infernali sempre più sofisticate, che bombardano (chi? dove? perché?), manovrate a chilometri di distanza (40’000 per la precisione).

È vero, viviamo in un mondo d’incubi e le notizie ci trafiggono come "sogni", come fiction, come serial. Potete ancora guardare uno dei 300 canali Tv se volete evitare scene di violenza? Storie di guerre? Menti criminali? Ogni giorno è solo un susseguirsi di ciò che non ho mai potuto né voluto guardare, né sentire. E adesso anche internet sforna incubi giornalieri come una volta, a Parigi, si sfornavano (e si sfornano) profumate baguettes. Beh, si potrà dire, spegni la Tv, spegni la radio, spegni internet, non leggere i giornali. Cosa faccio? Spengo il mondo? Non penso perché ignoro?

Dunque, non mi resta che ammettere che la mia autentica condizione, cioè vocazione, è stata quella di essere, non quella di essere qualcosa, ma quella di pensare, di vedere, di guardare, di avere la pazienza sconfinata, che ancora in me permane, di vivere pensando, sapendo che non posso fare altro.

Vorrei proprio scrivere di Maria Zambrano, ma le notizie del nostro tempo che mi assalgono, mi costringono e pensare a ogni vecchio/nuovo incubo: a chi serve? A chi giova?

L’ingegnere Beretta, proprietario della più grande fabbrica di armi in Italia, in un’intervista diceva che la sua ditta non conosce crisi, anzi sta costruendo nuove "aziende" in altri quattro Stati americani. Certamente l’ingegner Beretta è una bazzeccola nei confronti di altre simili industrie belliche "che danno lavoro". Chi sono? Quante sono? Quante armi vengono fabbricate nel mondo? Quante armi al posto di pane, di acqua? Quanti veleni inquinanti il globo? E le foreste rase al suolo per la soja? Grazie signor Bolsonaro per il suo ampio contributo alla siccità planetaria...

Io credo che il pensiero della non-violenza debba trovare, incamminarsi su strade nuove da percorrere globalmente. E considerando la situazione, l’unica è quella di attivarsi contro i fabbricanti di armi e di lavorare all’origine: dove trovano i soldi quelli (nazioni, eserciti, bande criminali, individui) che possono acquistare strumenti di morte come fossero caramelle? In Yemen, per una guerra nemmeno dichiarata, da una "coalizione" non ben identificata, 40mila bambini stanno morendo di sete e di fame. Il direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale avverte: "siamo costretti a togliere da mangiare a chi ha fame, per nutrire chi di fame sta morendo", e ciò perché l’Ucraina tra non molto non avrà più grano da fornire, e allora a morire di fame sarà l’intera popolazione, non solo yemenita! L’Ucraina e la Russia insieme infatti producono quasi un quarto del grano mondiale, sfamando milioni di persone per milioni di dollari. E adesso, dietro il macello attuale, non sarà una guerra originata per speculare sul commercio del grano e del... E del...? Ogni essere umano di questo mondo ha il diritto di vivere. E l’assassinio non è solo un crimine dei "Signori della guerra", è l’opera efferata e premeditata di essere umani assassini, a scopo di lucro.

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