laR+ I dibattiti

C’era già terreno fertile

23 settembre 2021
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Stiamo indubbiamente vivendo un periodo senza precedenti. Una pandemia in un’era tecnologica avanzata con sistemi di comunicazione così onnipresenti che veniamo letteralmente bombardati da notizie e informazioni che magari nemmeno vogliamo. Ma i social, la televisione, la radio e l’internet straboccano di contenuti: a volte di fondato approfondimento, altre di opinioni senza riscontro spacciate per verità assolute.

E se fino ad un anno e mezzo fa questa condizione di iperinformazione non destava (quasi) alcuna preoccupazione se non a chi veramente ne capiva e monitorava gli effetti, oggi l’imparare a discernere tra le informazioni, tra fake news e mezze verità, dovrebbe essere fatta materia scolastica.

È con questa premessa che troviamo la nostra società spaccata, confusa e incattivita. Fiumane di persone che, ebbre di notizie dal web, protestano contro le misure additandole a strumento complottista per erigere un nuovo stato dittatoriale. Come se scendere in piazza e protestare, essere scontenti e contrariati dalle limitazioni messe in atto, potesse magicamente fermare il virus e i suoi danni. Sebbene piacerebbe anche a me riuscire a fermare tutto, evitare le morti, il sovraccarico ospedaliero e il long covid con poderoso “NO!” urlato per strada, chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie non è sufficiente per cambiare la realtà dei fatti.

I dati dimostrano senza troppi dubbi che il vaccino (per ora) riesce a limitare l’aggravarsi della situazione. Il vaccino, i tamponi e l’isolamento. Perché allora l’evidenza non è sufficiente a convincere tutti? Le informazioni fuorvianti da sole non bastano, attecchiscono solo laddove trovano terreno fertile. E questo humus in realtà lo abbiamo costruito negli anni. I politici hanno cominciato fertilizzando costantemente il terreno con la loro scarsa propensione a dire come stanno veramente le cose e la quasi inesistente assunzione di responsabilità in caso di errori, minando gravemente la fiducia della popolazione nei governanti. L’industria farmaceutica ha intensamente arato questo campo con l’infinita golosità di guadagni e super bonus rendendo poco credibile il loro interesse per la nostra salute. Il sistema sanitario e le casse malati ci hanno abituati a trattamenti non necessari, servizi non richiesti e sovra-medicalizzazione che ci ha portati a mostrare diffidenza di fronte a nuovi trattamenti.

Ma infondo siamo noi tutti che, con le nostre scelte, abbiamo sempre preferito di coltivare questo genere di impostazione societaria, fatta di sotterfugi e guadagni polarizzati. Siamo noi che abbiamo scelto di non fidarci, abbiamo deciso che era più redditizio mantenere un certo livello di ignoranza puntando tutto su slogan e decisioni di pancia. Siamo noi che con il nostro egoismo ed egocentrismo ci siamo concentrati sulle libertà individuali dimenticando i diritti della collettività. Siamo noi, perché è di “noi” che sono composti i consigli di amministrazione e i banchi di governo.

Il centro del problema siamo sempre e solo noi che esternalizziamo le colpe e puntiamo il dito verso gli altri. Ci battiamo per mantenere lo status quo e non ci impegniamo abbastanza per una società giusta ed affidabile che ci faccia trovare pronti alla prossima, inevitabile, crisi.

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