I dibattiti

Giù le mani da Bellinzona (e attenti al referendum)

Nuovo Quartiere Officine tra ‘bulimia progettuale e delirio d'onnipotenza’

Marco Noi, consigliere comunale dei Verdi

Non c’è niente di meglio che fuggire nel futuro per dimenticare il passato e il presente. Neanche terminato di verificare se siamo in grado progettare e gestire in maniera accorta i nostri più o meno piccoli progetti (vedi sorpassi di spesa che si vogliono relegare a semplice incidente di percorso) che già progettiamo la Bellinzona del futuro, con il suo “Quartiere modello”. D’altra parte rifugiarsi negli ideali, nei modelli è un modo come un altro per rifuggire la realtà.

‘Concetti abusati’

Stabilimento industriale più moderno d’Europa e Quartiere modello sono i concetti (ab-)usati per descrivere le progettualità cosiddette ‘strategiche’ che con il terzo binario e stazione piazza Indipendenza, il semisvincolo e l’Ospedale regionale alla Saleggina vorrebbero lanciare Bellinzona fra le grandi del Cantone e della Svizzera. Se per il primo ne sono state sottolineate la modernità e i posti di lavoro ad alto valore aggiunto, per il secondo si è ancor meno lesinato nell’esaltarne i pregi sia dal punto di vista ecologico, con tanto verde, frutteti, orti urbani e serre idroponiche, ecc., sociale, con cooperative abitative intergenerazionali e abitazioni a pigione moderata, ed economico, con tanti posti di lavoro naturalmente sempre ad alto valore aggiunto.

'Superlativi specchietto per le allodole’

Le autorità municipali e cantonali hanno nel contempo sottolineato che questo nuovo quartiere sarà in dialogo (“permeazione reciproca”) con il resto della città e fungerà da volano per lo sviluppo degli altri quartieri e commerci della città, lasciando credere che si svilupperà in sinergia con il resto dove tutti avranno da guadagnare. Non è però tutto oro ciò che luccica, dice il proverbio. Questo sfoggio di superlativi sembra infatti essere – come descrive il filosofo Fabio Merlini nel suo illuminante saggio “L’estetica triste. Seduzione e ipocrisia dell’innovazione” – un vero e proprio specchietto per le allodole fatto di packaging e marketing, ovvero le arti del confezionare e presentare in maniera accattivante un prodotto, semplicemente per fare il solito business. Lo stabilimento più moderno d’Europa e il quartiere modello sono la perfetta incarnazione di questa malsana innovazione, che impone al preesistente di diventare obsoleto e andare fuori mercato.

Piccole e medie attività a rischio deprezzamento

Il quartiere modello mira infatti a diventare la nuova attrazione di Bellinzona, un attrattore di valore targato Ffs che farà i propri grandi interessi e non quelli della cittadinanza, la quale vedrà deprezzate e andare fuori mercato le sue piccole e medie attività immobiliari e commerciali. Questa dinamica è visibile già ora, con i progetti immobiliari realizzati in zona Pratocarasso, dove i grandi gruppi d’investimento stanno fagocitando il mercato immobiliare dei piccoli e medi proprietari con lo sfitto che sale alle stelle.

‘Mancato coordinamento col Masterplan’

Come se non bastasse, Bellinzona non ha nemmeno realizzato il suo Parco urbano e il Parco fluviale in zona Saleggina, che in una bulimia progettuale si arriva ora a pensare un “Central Park” nel comparto officine, senza averlo minimamente coordinato con la visione d’assieme del Masterplan. Più che un sogno, questo sembra un delirio d’onnipotenza, dove il ritornello della campagna aggregativa che voleva una Bellinzona ‘nuova’ e non ‘grande’, appare anch’esso marketing di quell’ipocrita innovazione che ora svela il suo nuovo futuristico prodotto: il modello all’ultimo grido di eco- (prefisso che non può mancare nel marketing odierno) quartiere residenziale-commerciale-culturale-sociale, la cui progettazione è stata data in mano al settore immobili delle Ffs. Perché crediamo che gli operai si siano ribellati alle Ffs a suo tempo? Perché esse sono democratiche benefattrici? Oltre al monopolio dello stabilimento industriale, vogliamo dare loro anche il monopolio sull’economia della capitale ticinese? Il referendum sulla pianificazione del comparto (variante di Piano regolatore) rimane il manico del coltello in mano a cittadine e cittadini.

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