Il commento

Perché quel cristiano disturbava?

Se lo siamo tutti… Proprio perché non lo siamo più tutti, anche quelli che credono di esserlo, si poteva forse persistere a targarsi cristiani.

(Ti-Press)

Cristo? In fondo al corridoio, a sinistra. Così deve essersi detta la presidenza del partito democratico-cristiano cambiandosi collocazione ed indirizzo.

Perché quel “cristiano” disturbava? Tanto da considerarlo ostacolo rispetto a un obiettivo, prosaico, di raggiungere un 20 per cento di suffragi nelle prossime elezioni? Rileviamo subito due singolarità, con un pizzico di ironia. Il partito ticinese è arrivato molto prima. Scartando anche un “conservatore”, divenuto repulsivo, e puntando sull’allettante ossimoro “popolare-democratico”, rinunciando all’attributo cristiano, pur continuando ad appellarsi ai “valori cristiani”. Oggi, in cui è all’avanguardia chi vuol conservare (critica al mito del progresso, natura e ambiente da conservare, identità o frontiere da mantenere ecc.), potrebbe sembrare un errore. L’altra singolarità è che l’unico partito con l’etichetta di centro, ama dichiararsi di destra.

Gli esponenti del pdc non devono essere stati folgorati da un sillogismo crociano. Il laicissimo Benedetto Croce scrisse (nel 1942) “Perché non possiamo non dirci cristiani”, asserzione spesso ripresa negli ultimi tempi, come prova autorevole delle radici della nostra civilità, da contrapporre a nuove erbacce invasive. Quindi, se lo siamo tutti… Proprio perché non lo siamo più tutti, anche quelli che credono di esserlo, si poteva forse persistere a targarsi cristiani. Come ne approfittano, senza vergogna, altri movimenti e partiti.

Su tre spiegazioni potremmo soffermarci. La prima: cristiano è attributo troppo impegnativo. Esige una fede (un’utopia?) poco attraente o persino controproducente nella “cultura” politica-economia dominante (si pensi anche solo all’”ama il tuo prossimo” o “è più facile che un cammello…” o scegli “ Dio o Mammona”). Così, paradossalmente, di un coerente cristiano si dice che è di sinistra, mai che è solo cristiano. Ne sa qualcosa Francesco, divenuto qua e là dell’Atlantico, cattomarxista. Rinuncia, quindi, per impossibile coerenza, per avversione della cultura politico-economica dominante? Una seconda, potrebbe essere la necessità di sottrarsi all’equivoco integralista di un cristianesimo, svuotato del Vangelo, per farne una religione civilnazionalista e promuoverne quella “scuola di gladiatori di destra, nuovi crociati, soldati delle prossime guerre culturali che dovranno difendere l’Occidente” (come proclama Steve Bannon, il corifeo passato a raccogliere anche nei salotti finanziari del Ticino). O associarsi a quei politici ora osannati che girano con crocifissi, rosari, statue mariane e bibbie esposte, accomunati nella destra populista in un progetto di “reconquista”. Fosse così, avremmo un po’ di chiarezza. Una terza spiegazione: faceva comodo la consacrazione nel centrismo. Ma il Centro si definisce, secondo illustri politologi, per essere uno spazio affollato ma vuoto, nel quale tutte le ideologie si neutralizzano e si sfumano. Il luogo ideale asettico per pronunciare la dissoluzione della politica, il luogo in cui si parteggia semplicemente perché il partito possa continuare. Se non c’è niente da dire, rimane solo da amministrare. O da contarsi.

 

 

 

 

 

 

 


 

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