Il dibattito

Ma cosa si pretende da questi Procuratori pubblici?

Si pongono tutta una serie di interrogativi, letteralmente inquietanti, sull’andamento della giustizia del Canton Ticino

16 settembre 2020
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È questo l’interrogativo che mi ronza in testa da venerdì, da quando è stata diffusa la notizia shock secondo cui ben cinque procuratori pubblici (tra l’altro la maggior parte attivi da anni al Ministero pubblico, uno da un ventennio) non hanno ricevuto preavviso favorevole da parte del Consiglio della magistratura. Come già evocato da questo giornale, si pongono tutta una serie di interrogativi, letteralmente inquietanti, sull’andamento della giustizia del Canton Ticino. In effetti se Magistrati di lungo corso possono essere “bocciati” sebbene i loro dati statistici siano adeguati per una professione tanto impegnativa, quali sono le ragioni che spingono il Consiglio della magistratura a preavvisare negativamente la loro rielezione?

La Commissione di giustizia e diritti dovrà approfondire adeguatamente ogni singolo preavviso negativo sulla base anche di dati delicati, ossia i vari pareri espressi dalle Autorità giudiziarie che hanno a che fare con il Ministero pubblico. Personalmente ritengo che queste indicazioni debbano, in ogni caso, avere una portata relativa, siccome è difficile che tali avvisi possano rispondere alla necessaria oggettività, vale a dire riferirsi a dati controllabili. L’ennesima fuga di notizie dal Ministero pubblico, divulgata ancora una volta dalla RSI, fa invece piuttosto pensare a valutazioni soggettive, e quindi estremamente insidiose quando si parla di cariche in seno alla giustizia.

Del resto tanta severità verso i Procuratori pubblici non sembra applicarsi, da parte del Consiglio della Magistratura, al rinnovo di altre cariche giudiziarie. Gli addetti alla giustizia sanno che non tutti i giudici sono perfetti come si vorrebbe, questa è la natura umana. Eppure, salvo rare eccezioni, nessuna “bocciatura” è stata mai presa.

Ai Procuratori pubblici si chiede di contro moltissimo in termini di ore e di impegno, anche fuori orario per i picchetti, di dedizione oggettivamente assoluta alla professione e di equilibrio nei giudizi. A dimostrazione delle caratteristiche quasi da “supereroe” che si richiedono ad un Procuratore pubblico, si rileva che una dedizione pressoché assoluta alla professione è anche in netto contrasto con una conoscenza della vita reale, che presuppone che questa vita possa essere davvero un po’ vissuta.

Se poi ci aggiungiamo un’esposizione mediatica oltre misura, fra cui rientra, da ultimo, l’improvvida diffusione dei nomi dei “bocciati” si comprende appieno come mai non c’è la fila per diventare fare il PP. Il mestiere è logorante, da cui un forte ricambio, e solo giovani si avvicinano a questo mestiere, affascinante, ma appunto sacrificato. Ed è proprio in virtù della gravosità del compito dei magistrati inquirenti che essi hanno diritto, in caso di un preavviso negativo in merito alla loro rielezione, ad una risposta seria, oggettiva e rispettosa. Diversamente ci troveremmo di fronte ad una grande sconfitta per la nostra democrazia.

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