Il dibattito

Accordo sui frontalieri: cosa stiamo aspettando?

il Plr torna a chiedere con decisione che il Consiglio federale fissi un termine ultimo per concludere i negoziati!

(Ti-Press)

Il tema dell’accordo sui frontalieri tra Svizzera e Italia è tornato di stretta attualità dopo che l’Università di Lucerna ha consegnato un parere legale commissionato dal Governo ticinese - su proposta PLR - per determinare se un'eventuale disdetta unilaterale dell'accordo sui frontalieri comporti o meno conseguenze per la convenzione sulla doppia imposizione con l’Italia. Nelle conclusioni dello studio si spiega che la possibilità di una disdetta unilaterale da parte svizzera esiste. Bene, e allora, cosa stiamo aspettando?

La road map concordata nel 2015 a questo proposito, indicava infatti tempi ragionevoli per l’entrata in vigore di un nuovo accordo sui frontalieri e per la messa a regime dell’accesso al mercato italiano. Nessuno dei due temi ha finora visto nascere un accordo definitivo, né tantomeno visto applicare le misure unilaterali promesse dall’allora Consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf in caso di fallimento dei negoziati.

Sulle discussioni hanno certamente pesato l’instabilità della politica italiana con i continui cambiamenti a livello di ministri di riferimento e l’atteggiamento ostruzionista dei Comuni italiani di confine, che ostacolano il processo temendo di perdere fondi oggi a loro riversati in modo diretto.

Per il Ticino, l’attuale situazione non è più accettabile, anche solo per le sostanziali differenze che esistono ad esempio rispetto agli accordi con l’Austria (il ristorno è del 12,5% invece del 38,8% ticinese verso l’Italia). Un accordo che preveda equità fiscale sul territorio italiano, permetterebbe di attenuare il fenomeno del dumping salariale, quindi di affrontare il problema centrale che non risiede nell’occupazione, bensì nella pressione sui salari. È anche giunto il momento di pretendere maggiore reciprocità, perché oggi un ticinese che lavora in Italia, è obbligato a pagare le imposte come tutti i lavoratori italiani.

Un nuovo accordo sui frontalieri è dunque urgente, così come strategico è garantire l’accesso al mercato, fattore di fondamentale importanza per l’intera piazza finanziaria ticinese.

Per questo motivo il PLR torna a chiedere con decisione che il Consiglio federale fissi un termine ultimo per concludere i negoziati. In caso di ulteriore impasse, le soluzioni non possono che essere due: la disdetta unilaterale dell’accordo, oppure una compensazione finanziaria da parte della Confederazione a favore del Cantone Ticino, che potrebbe essere stimata in diverse decine di milioni di franchi. 

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