Il dibattito

Una nuova norma legale sui rischi dello Stato

Manca un quadro globale dei rischi maggiori per lo Stato (Comune, Cantone, Confederazione), corrispondente al “Corporate Risk” delle imprese private

Nessuno si immaginava che in questo periodo di emergenza, le autorità avrebbero deciso aiuti per centinaia di miliardi, praticamente senza nessun vincolo: sembra che ci vorranno due generazioni per pagare la fattura. E se nei prossimi dieci o
vent’anni arrivasse un’altra crisi grave come quella del coronavirus? Pagheremmo per quattro generazioni?
Dobbiamo assolutamente gestire meglio i rischi degli enti pubblici con un “Risk Management” efficace.
Ricordiamoci che lo Stato non solo deve gestire rischi legati alla sua attività, come qualsiasi persona o azienda, ma deve assumersi anche i rischi della popolazione e dell’economia in casi eccezionali: minaccia di fallimento di una grande banca, aiuto agli indipendenti in caso di lavoro ridotto per lock-down, aiuti in caso di disastri naturali ecc.
Il Codice delle obbligazioni impone alle aziende private di valutare tutti i loro rischi e di riferire sulla situazione nel rapporto
d’esercizio. Una norma simile manca per lo Stato.
Per lo Stato invece ci sono norme su rischi settoriali:
• l’art. 20b della Legge ticinese sulla gestione e sul controllo finanziario impone al Governo di inserire nell’allegato ai
conti anche delle indicazioni sullo stato dei rischi finanziari;
• valutazione dei rischi in singole aree tecniche (valanghe, frane e inondazioni, sorpassi di spesa e ritardi nelle costruzioni);
• studi settoriali a lungo termine, sul clima, sul traffico, sui flussi migratori, sull’invecchiamento della popolazione ecc.;
• la gestione dei rischi legata al sistema di qualità nei singoli processi di lavoro (norma 9001);
• i calcoli dell’impatto di ogni proposta di legge.
Manca un quadro globale dei rischi maggiori per lo Stato (Comune, Cantone, Confederazione), corrispondente al “Corporate Risk” delle imprese private, un vero e proprio Registro dei rischi, che il Governo deve aggiornare periodicamente e presentare al Gran Consiglio per motivare le scelte politiche inserite nei piani di legislatura e nei preventivi. Non sto parlando qui del registro dei rischi nell’ambito della sicurezza nazionale tenuto dal Regno Unito a partire dal 2008, ma di un elenco dinamico ed attuale di tutti i rischi importanti che possono toccare lo Stato, sia per fattori interni (frodi, errori ecc.), sia per cause esterne (crisi economica, pandemia, disastro ambientale), sia per evoluzioni a lungo termine che esigono scelte strategiche per evitare impatti negativi alla popolazione (surriscaldamento, globalizzazione, intelligenza artificiale ecc.).
Nell’Amministrazione cantonale ticinese c’è già una buona base da cui partire: un Gruppo di lavoro informale, diretto dal Controllo delle finanze, elabora ed aggiorna da qualche tempo un simile elenco per il Consiglio di Stato.
Questo strumento deve però passare dai funzionari ai politici, ed abbiamo bisogno di una nuova norma legale che lo regoli: per il Cantone, si deve completare la legge sulla pianificazione cantonale con un articolo sulla valutazione dei rischi, che deve accompagnare le Linee direttive, il Piano finanziario ed i relativi aggiornamenti. Tale valutazione deve contenere anche i mezzi che il Governo pensa di proporre per ridurre od affrontare i rischi riconosciuti e quantificati. Un rischio può essere evitato, mitigato, ribaltato su altri oppure assicurato; altrimenti dobbiamo tenercelo, ma costituendo riserve adeguate. Un punto da non dimenticare è che molti rischi possono essere affrontati solo in collaborazione con altri enti pubblici o privati.
A livello di regolamento, è necessario stabilire come gestire i rischi in tutte le loro fasi, dal riconoscimento all’analisi una volta che il rischio si è verificato: cosa abbiamo imparato dall’attuale crisi?
Per i Comuni, la questione sarà risolta in modo simile, una volta definite le regole a livello cantonale. Presto, anche la Confederazione dovrà affrontare il problema e, molto probabilmente, lo farà trainata dai Cantoni, come è successo per il modello contabile e le relative norme d’applicazione.
Non entro qui nei dettagli di come attuare questa idea; non è niente di particolarmente difficile, anche se ci vorranno anni per avere un sistema veramente funzionante. Le valutazioni di rischio saranno dapprima lacunose, ma si affineranno ogni
volta che ci si accorgerà di un rischio nuovo o di uno già presente, ma mai notato. Un grande vantaggio del sistema è che un rischio riconosciuto, una volta entrato nel “Registro dei rischi”, ci resta e non viene dimenticato quando le prime pagine dei giornali lo mettono da parte perché non fa più notizia. Un altro vantaggio è che il Registro dei rischi è un quadro completo e sintetico a disposizione dei politici per discutere la distribuzione delle risorse fra i diversi settori sulla base di elementi concreti. La nostra realtà è sempre più complessa: i tecnici possono frammentarla e risolvere i problemi a pezzettini, i politici no.

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