Il dibattito

Pandemia, fragilità e globalizzazione

Momento importante per farci riflettere sulle cose significative, per farci capire di che pasta è fatto l’uomo!

È evidente che l’emergenza del Coronavirus – Covid-19 sta cambiando profondamento le nostre vite, mettendoci in una condizione che ci servirà da lezione per il futuro. Mentre ci mobilitiamo perché questa fase non diventi un’occasione di ulteriore isolamento ed emarginazione reciproca – in particolare per i più poveri e dimenticati – è importante trarre dalla vicenda che stiamo vivendo qualche motivo di riflessione. Si tratta di una crisi per molti aspetti nuova, spiazzante e anche imbarazzante, che investe per la prima volta in questa forma anche il nostro mondo ricco e industrializzato. Ma le dinamiche che stiamo vivendo, nuove per noi, non sono sconosciute in molti Paesi che hanno subito in tempi anche recenti il passaggio di flagelli come l’epidemia di Ebola, che ha duramente colpito pochi anni fa alcuni dei paesi più poveri dell’Africa Occidentale, per non contare tutte le altre “epidemie” che quotidianamente colpiscono i paesi poveri e che nel silenzio, continuano a mietere vittime suscitando poca o nulla solidarietà. Il primo elemento che occorre sottolineare è proprio questo : nessuno è veramente al sicuro e la salute è veramente un “bene pubblico globale”, che va difeso a beneficio di tutti, e dove il pericolo non arriva davvero con l’umanità disperata che attraversa il mediterraneo a bordo di “gusci di noce”. Le emergenze sanitarie colpiscono tutti e hanno bisogno del concorso di ciascuno per essere fronteggiate, in una condivisione di tutte le risorse che possono essere messe a disposizione. Ed in questo, nel massimo sforzo di tutti gli enti pubblici e privati, il ruolo dei poteri pubblici è fondamentale : occorre riflettere sul fatto che uno stato indebolito, finanziato con un carico fiscale spesso ingiustamente ripartito e dove esistono ancora aree importanti di evasione ed elusione, rappresenta l’ultimo baluardo alla salute di tutti e di ciascuno. Tra le terapie sperimentali che vengono utilizzate per l’attuale epidemia vi sono anche vari “cocktail” anti retrovirali: le stesse medicine impiegate per fronteggiare la diffusione dell’AIDS. Non è un caso che il Forum Disuguaglianze e Diversità – a cui in questo elemento la prima questione da porre per un percorso verso una società più giusta: sostenere il ruolo della conoscenza come bene comune. Questo richiede di modificare l’accordo internazionale “TRIPs” sulla proprietà intellettuale, di promuovere con l’Unione Europea un nuovo accordo internazionale sulla ricerca medica, di rafforzare il potere degli Stati nella negoziazione dei prezzi dei farmaci e delle terapie, a maggiore tutela dei più poveri ed esclusi. Esiste, in Europa e nel mondo, una fascia importante di popolazione la cui sussistenza è strettamente legata all’attività quotidiana, talvolta con il ricorso a servizi assistenziali. Sono tantissimi i settori economici coinvolti in questo rallentamento, e tantissimi le famiglie e le persone che si trovano in difficoltà a causa di questi eventi. E’ importante che a queste due categorie si rivolga prioritariamente l’attenzione di tutta la comunità nazionale, subito dopo aver fatto fronte all’emergenza sanitaria. Un’ultima riflessione che è necessario fare è però quella relativa agli effetti del rallentamento dell’economia rispetto ai destini del pianeta. Ogni giorno di anticipo rappresenta un aggravamento del peso ecologico dell’umanità sul pianeta, e dunque un ulteriore passo verso una crisi globale: già le più recenti foto satellitari mostrano con chiarezza la diminuzione dell’inquinamento nelle zone della Cina che hanno sperimentato la prima fase della diffusione del virus ; i costi umani che l’epidemia di Coronavirus sta causando sul pianeta: è necessario un cambiamento radicale nei nostri modelli di produzione, commercio e consumo ( soprattutto per quanto ha a che vedere con il consumo materiale ), e riorientata nella direzione di attività economiche a servizio del bene comune, di uno sviluppo umano che sia davvero integrale. “Questo virus – è una prova per l’umanità. Un momento importante per farci riflettere sulle cose significative, per farci capire di che pasta è fatto l’uomo. La gente corre troppo, a un certo punto occorre fermarsi e il coronavirus forse ci offre questa occasione”.

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