Il dibattito

La salvezza parte dal reddito

Questo processo di trasformazione deve iniziare dal basso, anche a livello cantonale i nostri politici dovrebbero da subito operare in questa direzione, ma non succederà nulla del genere!

Si è iniziato a discutere come uscire dalla crisi puntando, giustamente, in primo luogo su come evitare il disastro economico. Tutti gli stati – molti già ampiamente indebitati, ma fortunatamente non il nostro – hanno deciso interventi miliardari per tamponare le conseguenze del blocco delle attività economiche. Non poteva essere che così, ma ora è necessario iniziare a immaginare come sarà la nostra società e il nostro sistema economico tra 1, 5 e 10 anni e questo per almeno due motivi.

Il primo è che è necessario evitare che si debba a breve confrontarci con un altro virus che potrebbe essere ben più devastante di questo, che in fondo ha toccato circa l’1% della popolazione. Diventa dunque urgente rafforzare il sistema sanitario pubblico e investire nella ricerca, l’opposto di questo fatto negli ultimi anni.

Il secondo motivo è che bisogna combattere con misure drastiche l’altro grande flagello e cioè l’inquinamento e il cambiamento climatico. Nel 2015, l’eccesso di inquinanti nell’aria ha causato 8,8 milioni di morti nel mondo, e 790'000 nella sola Europa, ai quali bisogna aggiungere quelli dovuti ai disastri ambientali come uragani, inondazioni, canicola (804 morti in Svizzera sempre nel 2015), frane e via dicendo. Un disastro ben più grave del covid-19, anche se questo ci ha toccati direttamente e in maniera evidente. Oggi il rischio maggiore è che si ritorni a un sistema economico uguale a quello precedente. Tanto per fare un esempio il consiglio federale ha deciso di sostenere indiscriminatamente l’aviazione, senza porre nessun vincolo come poteva essere l’impegno ad adottare un modello più sostenibile di questo vettore di trasporto. La stessa cosa la si sta facendo con il turismo, ben sapendo che non potrà e non dovrà più essere lo stesso perché un paio di miliardi di persone che si spostano ogni anno (magari con voli che costano pochi euro) è assolutamente inammissibile.

Salvarci? Sì, ma ci saranno dei perdenti

Il nocciolo della questione è che se volgiamo salvarci bisogna accettare che ci saranno dei perdenti. L’esempio più evidente è Venezia, che negli ultimi decenni è stata letteralmente sommersa dai turisti, comprese le assurde navi da crociera che attraversano il canale della Giudecca, ma che con il look-down ha ritrovato acqua pulite e tassi di inquinamento dell’area che non si registravano da decenni. Inquinamento atmosferico migliorato anche a livello globale. Per cambiare, dobbiamo essere consapevoli che il turismo – ma altri settori sono ugualmente implicati come i trasporti su gomma, l’agricoltura, le delocalizzazioni e l’intera filiera produttiva mondiale – dovranno essere ridimensionati con evidenti perdite occupazionali, che però potranno e dovranno essere compensati da altri impieghi. Ma affinché questo avvenga bisogna da subito affrontare un problema centrale. Se una persona che ha perso il lavoro e rimane senza reddito (o fortemente diminuito) non può permettersi di verificare se il suo lavoro è sostenibile o meno: per lui centrale è arrivare alla fine del mese e nutrire la sua famiglia. Essenziale diventa quindi il problema del reddito e della sua distribuzione all’interno di una società che negli ultimi decenni è stata fortemente diseguale (salvo poi applaudire dai balconi coloro che hanno “tenuto in piedi la baracca” e che sono tra i perdenti in termini di reddito). Proviamo quindi a ragionare con un esempio su una possibile soluzione applicabile al nostro paese.

Reddito di base

Ipotizziamo un reddito minimo garantito di 2000 franchi per ogni individuo a partire dai 16 anni di età. Questo reddito è in parte finanziato da Avs e assicurazione disoccupazione (che verranno eliminati nella loro forma attuale), mentre il secondo pilastro – che dovrà essere adeguato alla nuova situazione - dovrebbe passare sotto il controllo pubblico con l’obbligo di non operare sui mercati finanziari (questo non dovrebbe impedire l’acquisto di determinate azioni societarie). Il reddito base di 2000 franchi viene versato fino a quando il reddito del nucleo familiare non supera i 5000 franchi: a questo punto inizia a decrescere fino ad azzerarsi quando si raggiungono gli 8000 franchi mensili. Sui 2000 franchi non si pagano imposte, ma poi le aliquote entrano in azione con una progressione adeguata. Le aliquote sul patrimonio invece rimangono e dovranno essere fortemente progressive (a livelli degli anni ’60 del secolo scorso) affinché si possa applicare una buona ridistribuzione della ricchezza. Anche le imprese continueranno a pagare imposte appropriate sull’utile, controbilanciate da una defiscalizzazione degli investimenti innovativi, per le politiche all’impiego e per la sostenibilità ambientale. Evidentemente è necessario sviluppare un modello basandosi su dati più concreti sulla reale situazione dei redditi familiari, ma partendo da una distribuzione del reddito di questo tipo si potrebbero ottenere numerosi vantaggi.

Il primo e più evidente è che coloro che dispongono di un reddito basso non sarebbero più obbligati ad accettare qualsiasi tipo di lavoro e condizione contrattuale, ma potrebbero anche decidere di aspettare o dedicarsi ad altro, come intraprendere una nuova formazione, impegnarsi nel volontariato (un settore in forte crescita e sottostimato) o semplicemente occuparsi della propria famiglia. Potrebbero anche decidere di lavorare solo a tempo parziale o sviluppare un’attività in proprio più in linea con i loro interessi.

Sviluppare un altro modello economico

Nel frattempo la politica economica avrebbe la possibilità di sviluppare un altro modello economico, più sostenibile e più umano, ma soprattutto ci sarebbe il tempo per una “transumanza” del mondo del lavoro verso impieghi più sostenibili grazie alla creazione di nuove figure professionali specifiche nel settore dell'energia e dell'ambiente con particolare riferimento all'ambito della riduzione dei consumi. Professionisti in grado di progettare, realizzare e testare la struttura e la gestione degli interventi per la crescita di nuove figure professionali nei settori delle risorse energetiche e ambientali, dell'edilizia, della pianificazione urbanistica, della mobilità sostenibile. Lavoratori in grado di garantire un elevato livello di qualità dei servizi di fornitura di energia e promuovere nel contempo l'utilizzo di fonti rinnovabili in previsione del progressivo abbandono graduale dei combustibili fossili, così da arrivare alla creazione di un nuovo modello di sviluppo economico che assicuri la salvaguardia del genere umano e dell'ambiente. Ambiente che potrà essere salvato solo con una profonda revisione della filiera alimentare che oggi è la principale causa dei disastri ambientali (https://www.arte.tv/fr/videos/086137-000-A/manger-autrement-l-experimentation) e della diffusione dei virus. Tanto per quantificare, negli scettici Usa, nel 2018 sono stati creati in questi settori quasi 800mila posti di lavoro e si stima che a livello mondiale si potrebbero creare 35 milioni di nuovi impieghi. Ma naturalmente quello energetico (in senso lato) non è l’unico settore nel quale bisogna riconvertire o implementare il nostro sistema economico. Tra questi c’è, come detto, il sistema sanitario, che dovrà formare più personale ma anche incrementare la ricerca (svincolata dalla grandi case farmaceutiche) per evitare di trovarci impreparati alla prossima pandemia. Anche la cultura e la formazione dovranno essere riviste, perché in futuro avremmo più tempo libero (che sarebbe meglio occupare andando, per esempio a teatro, piuttosto che a fare la spesa a Londra o a New York) ma anche un maggior bisogno di formazione.Difficile dire se il bilancio occupazionale alla fine sarà positivo (probabilmente sì) ma una cosa è sicura: il mondo sarà migliore e forse eviteremo disastri oggi inimmaginabili, ma che la pandemia odierne ci lascia intravvedere.

Dove reperire i fondi? 

Il problema centrale è dove reperire i fondi per una simile trasformazione, in particolare per garantire un reddito di base a coloro che ne hanno bisogno. Una parte dei fondi arriverebbero da Avs e assicurazione disoccupazione, ma una parte importante deve venire forzatamente da una diversa tassazione. Oggi le 300 persone più ricche al mondo, dispongono dello stesso reddito della metà della popolazione mondiale più povera, una situazione inaccettabile, come è inaccettabile che le grandi società come Apple, FB, Google, Amazon, Airbnb, paghino tasse e imposte irrisorie e che molte multinazionali possano ancora trasferire le loro sedi fiscali in nazioni dove la tassazione è inesistente o quasi. Pagare il dovuto, e quindi partecipare al benessere generale e alla salvaguardia del pianeta, non significa introdurre un sistema comunista, ma semplice garantire un modello democratico migliore.
Questo processo di trasformazione può e deve iniziare dal basso e quindi anche a livello cantonale i nostri politici dovrebbero iniziare da subito ad operare in questa direzione, ma naturalmente non succederà nulla del genere. Su un domenicale del 3 maggio i cosiddetti esperti hanno ricominciato a parlare della necessità di ridurre il ruolo dello stato e delle tassazioni o di difendere il turismo. La nostra classe politica è impreparata ad affrontare i cambiamenti necessari. Quindi non aspettiamoci nulla di buono a meno che decidiamo (noi cittadini) di esercitare le necessarie pressioni, magari dando il buon esempio. La paura, ogni tanto, fa miracoli ma forse questa volta non è stata sufficiente e la prossima potrebbe essere troppo tardi.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE