Il virus e la crisi

Ricordiamocene

Una lacuna del pacchetto degli aiuti concessi è la sua limitata applicazione al mondo degli indipendenti

(Ti-Press)

Il momento straordinario e drammatico che stiamo vivendo ha improvvisamente messo a nudo la fragilità del nostro sistema economico e sociale, destabilizzandoci e facendoci perdere molte delle nostre certezze. Siamo riconoscenti e orgogliosi per la pronta e coraggiosa reazione e le misure immediate e importanti che le nostre autorità politiche hanno messo in atto senza tentennamenti. L’ente pubblico ha coraggiosamente e con lungimiranza assicurato alle aziende un concreto sostegno in termini di lavoro ridotto e di prestiti ponte per poter arginare il problema maggiore che si sta delineando a tutti i livelli, cioè la mancanza di liquidità. Visto il perdurare dell’incertezza e della crisi, il primo pacchetto di aiuti dovrà giocoforza essere esteso con l’obiettivo ultimo di permettere all’economia e a tutto il sistema di ripartire dopo la crisi, senza lasciare indietro nessuno. In generale sono sempre stato scettico sul tema degli aiuti statali ad innaffiatoio concessi in ugual misura anche a coloro che non ne hanno palesemente bisogno (assegni per figli, aumenti lineari delle rendite AVS, ecc.). Eventi straordinari giustificano però interventi straordinari e pertanto l’aiuto dello Stato alle aziende e ai lavoratori è stato giustamente garantito a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta e che adempiono i presupposti per la loro concessione. Come sempre c’è chi tenterà di approfittarne ed abusarne, penso in special modo a prestiti ad aziende che già si trovavano in grosse difficoltà e che già sanno che non saranno in grado di restituirli e a indennità per lavoro ridotto concesse ad aziende che in realtà continuano a chiedere ai loro dipendenti di lavorare. L’Importante era agire velocemente ed è stato fatto. In questo frangente non si può che confidare nella buona fede e nell’onestà della stragrande parte dei cittadini e delle aziende, mettendo per quanto possibile in atto un sistema di controlli e correttivi che permettano di individuare e combattere gli abusi.

La lacuna nel pacchetto degli aiuti

Una lacuna del pacchetto degli aiuti concessi è la sua limitata applicazione al mondo degli indipendenti. Mentre aziende e lavoratori hanno giustamente ricevuto un sostegno concreto, non è stato previsto nessun aiuto a favore di gran parte degli indipendenti, ad eccezione dei genitori che devono accudire i figli, di coloro che sono in quarantena o che sono stati costretti a chiudere la propria attività per decreto statale. Non voglio addentrarmi nella sterile polemica già esplosa sui giornali vertente sulla definizione di quali sarebbero le attività indipendenti più o meno meritevoli di aiuti. Denoto comunque un’ignoranza di fondo sulla realtà imprenditoriale, costituita da migliaia di micro-realtà e piccoli imprenditori che quotidianamente si mettono in gioco, lavorano sodo e rischiano del loro. Si dimentica che in realtà lo scheletro della nostra economia è costituito in gran parte da piccoli artigiani e liberi professionisti, che senza gravare sulla collettività, devono ad esempio finanziare da soli la loro previdenza, versano personalmente la totalità dei contributi AVS/AI/IPG, pagano ma non percepiscono l’indennità di disoccupazione e fino a pochi anni fa non avevano inspiegabilmente neppure diritto agli assegni per figli. Purtroppo, se non si arriverà a breve a riconoscere anche a questa categoria un aiuto mirato e ragionevole nei casi di comprovata e rilevante riduzione dell’attività professionale a causa del coronavirus (per esempio con una IPG paragonabile al lavoro ridotto per i dipendenti), temo che molti di loro dovranno chiudere l’attività, gravando in un modo o nell’altro sulla collettività.

Il mio augurio

Concludo con un augurio, nella speranza che al termine di questo drammatico periodo ci ricorderemo tutti e sempre (e non solo quando ci fa comodo) quanto sia importante che lo Stato sia forte e abbia finanze sane che possano garantire non solo giustizia, equità e solidarietà ma anche stabilità e continuità a livello economico e sociale nei momenti di crisi. Ricordiamoci che alla fine lo Stato siamo comunque sempre noi. Ricordiamocelo anche nei momenti di vacche grasse, quando la nostra economia e le nostre aziende creeranno nuovamente benessere e nuovi posti di lavoro e, per fortuna, importanti utili. Utili e sostanze, sulle quali continueranno ad essere prelevate imposte e tasse, che magari memori di quanto stiamo vivendo, ci appariranno più congrue, giustificate ed accettabili nell’interesse comune e in prospettiva futura.  

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