Il dibattito sulla crisi

Lavoro ridotto: le due facce della medaglia

È necessario – in aggiunta alle misure a favore delle imprese – che le autorità s’impegnino nella direzione di sostenere il reddito delle famiglie

 

La decisione del Consiglio federale di allentare le condizioni necessarie per l’accesso al lavoro ridotto (LR) per le imprese e all’indennità di perdita di guadagno (IPG) per i lavoratori indipendenti era inevitabile. In questo modo, le imprese si vedono sgravate dal costo dei salari – che vengono erogati dalla cassa disoccupazione – in un periodo d’emergenza innanzitutto sanitaria ma anche economica. Tuttavia, esiste un’altra faccia della medaglia, ovvero i lavoratori. Sia il LR sia l’IPG garantiscono infatti l’80 per cento del reddito di salariati e indipendenti. Perciò, stiamo assistendo a un taglio lineare di quasi tutti i redditi delle famiglie dell’ordine del 20 per cento. Per intenderci, chi guadagna 4 mila franchi al mese, con il LR o l’IPG riceverà solamente 3'200 franchi, una diminuzione sostanziale.

Sia in Ticino sia a livello svizzero, secondo i dati per il 2017 dell’Ufficio federale di statistica (UFS), le spese per l’affitto o l’ipoteca sulla casa costituivano più del 10 per cento del totale delle uscite per le famiglie. Inoltre, un’altra voce di spesa molto importante sono i premi per l’assicurazione malattia di base, che in Ticino costituiscono mediamente l’8 per cento delle spese (6 per cento in Svizzera). Ora, questi dati sono delle medie, perciò esistono molti casi in cui la situazione finanziaria delle famiglie è molto più precaria, a volte disperata. Sempre secondo l’UFS, nel 2018 il tasso di rischio povertà in Ticino era del 18.9 per cento, mentre in Svizzera era del 13.9 per cento. Il taglio di quasi tutti i redditi da lavoro a seguito di LR e IPG farà inevitabilmente aumentare queste cifre, peggiorando allo stesso tempo le condizioni di chi già prima dell’epidemia di covid-19 faticava a far quadrare i conti.

Perciò è necessario – in aggiunta alle misure attuate a favore delle imprese – che le autorità (federali e cantonali) s’impegnino nella direzione di sostenere il reddito delle famiglie. Una prima misura dovrebbe essere una moratoria sugli affitti, sui costi legati all’ipoteca sulla casa e sui premi di cassa malati, non solo per la fase più acuta dell’emergenza, ma anche per il periodo immediatamente successivo, quando l’attività economica si troverà in una crisi profonda. Si dovrebbe anche pensare a un reddito di base da elargire per tutta la durata dell’emergenza a tutti i residenti e al personale straniero che si è installato in Svizzera per permettere il funzionamento delle attività essenziali. Si tratterebbe inoltre di un premio per quei lavoratori oggi impiegati in attività essenziali e perciò esposti a un enorme rischio contagio, nonché a una conseguente forte pressione psicologica. Questo reddito andrebbe mantenuto anche nel lungo termine, non da ultimo in vista di altri periodi d’emergenza non per forza dovuti a un’epidemia.

Fino ad ora, la maggior preoccupazione per le autorità – soprattutto federali – è stata quella di garantire la liquidità per le imprese, evitando fallimenti a catena soprattutto fra quelle di taglia piccola e media. Tuttavia, ci si è dimenticati che i salari – oltre che un costo per l’azienda – costituiscono anche la base per il consumo delle famiglie, ovvero per le vendite delle aziende. Inoltre, a livello sociale, la popolazione necessita e merita un aiuto concreto e duraturo, che ne garantisca il sostentamento in questo periodo di emergenza e anche oltre, quando gli effetti economici dell’epidemia appariranno in tutta la loro drammaticità, a scapito soprattutto delle fasce meno agiate.

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