Come uscire dalla crisi?

Per una politica economica mai vista finora

'La Banca nazionale diventi una sorta di bancomat per i Cantoni'

(Ti-Press)

Siamo in una situazione di emergenza: sanitaria, che è da anteporre a qualsiasi altra cosa, ed economica. Sì, la crisi dell’economia è già iniziata. Tutta la Svizzera è quasi ferma. Nessuno avrebbe mai immaginato ciò che sta succedendo. È fondamentale che in questa situazione si adottino misure che nessuno prima di oggi avrebbe mai potuto pensare. Davanti a questo scenario incognito è urgente e necessario adottare immediatamente una politica economica che esula da tutto quanto fatto finora. Famiglie, piccole e medie imprese, lavoratori indipendenti e molte altre persone ancora, hanno bisogno urgentemente di garanzie, che servono a garantire il livello di consumo nel breve e medio periodo (ricordiamo che i consumi sono la percentuale più importante del PIL e una garanzia dei futuri posti di lavoro). In Svizzera sappiamo che lo Stato (Confederazione, Cantoni e Comuni) hanno un debito pubblico complessivo inferiore al 30% del PIL (a mo’ di paragone la Germania, una delle locomotive economiche mondiali, ha un debito pubblico percentualmente doppio rispetto al nostro). Se da una parte Confederazione e Cantoni sono autonomamente in grado di indebitarsi ulteriormente senza particolari problemi, è importante che in una situazione straordinaria come quella attuale, venga presa in considerazione anche un’altra strategia di politica economica.

È essenziale che la Banca nazionale apra immediatamente delle linee di credito ai vari Cantoni (una sorta di “conto corrente” intestato ad ogni Cantone che ne fa richiesta) affinché ogni Cantone possa attingere, in maniera indipendente, alle necessarie risorse finanziarie senza doverle ascrivere nel bilancio corrente. In altre parole i singoli Cantoni non dovranno emettere dei titoli per far entrare della liquidità (aumentando così il debito pubblico), ma deve essere la Banca nazionale che tramite una registrazione contabile e l’emissione monetaria mette a disposizione la necessaria liquidità. I singoli Cantoni, che gestiranno direttamente il conto aperto presso la Banca nazionale, si faranno immediatamente garanti verso le famiglie, le piccole e medie imprese, i lavoratori indipendenti, i Comuni e molte altre persone con lo scopo di arginare il problema e di far ripartire la macchina economica e sociale del nostro Paese, in primis per rafforzare la domanda interna. In altre parole, la liquidità dovrà essere distribuita, con determinati criteri d’urgenza, a fondo perso, verso le famiglie e le attività economiche citate in precedenza.  Con questa politica economica i Cantoni avranno la possibilità di prelevare subito la liquidità di cui necessitano: la Banca nazionale diventa perciò una sorta di bancomat per i Cantoni.

In questo modo sia i Cantoni sia i Comuni potranno proseguire la loro politica economica di sviluppo e crescita già pianificata e nel contempo saranno in grado di adottare una politica di emergenza senza che questa vada a gravare ulteriormente sui progetti già pianificati e le rispettive finanze pubbliche. Anche le famiglie manterranno il loro livello di consumo andando a rafforzare quella parte importante di PIL. Alla fine dell’emergenza risulterà che i Cantoni avranno un debito verso la Banca nazionale, ma, come detto prima, sarà un debito che non verrà iscritto né nei bilanci dei Cantoni né nel bilancio della stessa Banca nazionale (sarà soltanto un accordo istituzionale straordinario, un accordo di emergenza economica, è un po’ questa la novità). Fra venti o trent’anni, la Banca nazionale potrà cancellare senza particolari problemi i crediti non incassati che vanta dai vari Cantoni.

Con la messa a disposizione immediata della liquidità a fondo perso, è però fondamentale che i Cantoni attuino degli interventi per arginare la crisi economica e far sopravvivere tutti. Un po’ come sta facendo la nostra sanità, che lavora incessantemente per cercare di salvare la vita a tutti. Anche l’economia dovrà riuscire a tenere in vita la società economicamente attiva. Se non si adottano subito metodi straordinari in una situazione unica e straordinaria non riusciremo, una volta fuori dal guado, a far decollare l’economia in quanto le ferite saranno lunghe da rimarginare e brancoleremo sempre in una situazione di instabilità e incertezza economica e molti progetti non potranno essere sviluppati per carenze finanziarie.

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