I giudici ritengono la questione non impugnabile mentre resta aperta una più ampia contestazione sulla giurisdizione della Corte
A novembre la Cpi aveva riscontrato "ragionevoli motivi" per ritenere che Netanyahu e Gallant avessero "responsabilità penale" per presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità a Gaza. Israele aveva chiesto alla Corte, a maggio, di respingere i mandati di arresto, mentre valutava un'altra contestazione sulla giurisdizione della Cpi sul caso. La Corte ha respinto la richiesta il 16 luglio, affermando che non vi era "alcuna base giuridica" per annullare i mandati mentre era pendente la contestazione della giurisdizione.
Una settimana dopo, Israele ha chiesto l'autorizzazione a presentare ricorso contro la sentenza, ma oggi i giudici hanno stabilito che "la questione, così come formulata da Israele, non è una questione impugnabile". "La Camera respinge pertanto la richiesta", ha dichiarato la Cpi in una complessa sentenza di 13 pagine. I giudici stanno ancora valutando una più ampia contestazione israeliana di giurisdizione. Quando la Corte ha emesso i mandati di arresto a novembre, ha contemporaneamente respinto un ricorso israeliano contro la propria giurisdizione. Tuttavia, ad aprile, la Camera d'Appello della Cpi ha stabilito che la Camera Preliminare aveva sbagliato a respingere la contestazione e le ha ordinato di riesaminare in dettaglio le argomentazioni di Israele. Non è chiaro quando si pronuncerà su tale questione. (ANSA-AFP).