Il leader dell'estrema destra olandese, in testa ai sondaggi per il voto del 29 ottobre, annuncia il ritorno dopo arresti legati a un presunto piano con droni
Geert Wilders torna sulla scena. Dopo aver sospeso tutte le apparizioni pubbliche a seguito della presunta minaccia di un attentato jihadista nei suoi confronti, il leader dell'estrema destra olandese - in testa ai sondaggi in vista delle elezioni legislative anticipate del 29 ottobre - ha annunciato di aver ripreso la campagna elettorale.
"Le elezioni si avvicinano, torno al lavoro", ha scritto in un lungo post su X il fondatore del Partito per la Libertà (PVV), noto per le sue posizioni anti-Islam e xenofobe e sotto scorta dal 2008 dopo una fatwa di Al Qaeda, evidenziando che non saranno le minacce a fermarlo. La settimana scorsa, le autorità belghe avevano arrestato tre persone sospettate di pianificare un attacco con droni contro alcuni esponenti politici nazionalisti, tra cui lo stesso Wilders e il premier belga Bart De Wever.
Feroce critico dell'Islam, Wilders ha costruito la propria carriera su una retorica nazionalista e populista. Soprannominato il "Trump olandese" - anche per la sua inconfondibile chioma un tempo biondo platino - nel corso degli anni ha definito i marocchini "feccia", organizzato un concorso di vignette su Maometto e paragonato il Corano al Mein Kampf di Hitler. Convinto euroscettico, ha più volte evocato la Nexit, l'uscita dei Paesi Bassi dall'UE.
Dopo il clamoroso successo elettorale del novembre 2023, quando il suo partito divenne la prima forza politica del Paese, il leader dell'ultradestra ha invocato "la politica d'asilo più severa mai vista" in Olanda: una stretta sulla quale, tuttavia, non è riuscito a trovare l'intesa con la fragile coalizione quadripartitica guidata insieme ai liberali del VVD. Così, lo scorso giugno, è stato lo stesso Wilders a staccare la spina al governo dopo meno di un anno, aprendo la strada alla nuova chiamata alle urne.