Estero

Trump si sfila, Mosca e Kiev si irrigidiscono: il vertice si allontana

Scontro sulle garanzie di sicurezza. La Russia non vuole le truppe europee in Ucraina

Le cose si complicano per Zelensky e l’Ucraina
(Keystone)
21 agosto 2025
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Svizzera (Ginevra), Austria (Vienna) o Turchia (Istanbul): il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha elencato i Paesi che potrebbero ospitare un suo vertice con Vladimir Putin. Ma il problema è che un tale evento rimane nel campo delle ipotesi. Anzi, nelle ultime ore sembra essere messo in dubbio dall'irrigidirsi delle parti, mentre, stando a funzionari americani, Donald Trump sarebbe intenzionato a fare un passo indietro nella sua mediazione.

Il nodo più difficile da sciogliere sembra quello delle garanzie di sicurezza chieste da Kiev. Zelensky ha parlato di "un incontro trilaterale", con la partecipazione dunque di Trump, che a suo avviso sarà possibile solo quando sarà stata trovata un'intesa su questo punto, ciò che valuta fattibile "entro 7-10 giorni". Ma da Mosca il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha messo in chiaro che la Russia giudica "assolutamente inaccettabile" l'eventuale schieramento di truppe europee in Ucraina, che negli ultimi giorni la Gran Bretagna, e soprattutto il presidente francese Emmanuel Macron, sono tornati a ventilare.

Forse un modo, ha chiosato Lavrov, per "cercare di attirare l'attenzione su di sé", ma che non può essere accolto non solo dalla Russia, bensì da "tutte le forze politiche di buonsenso in Europa". Mosca, ha sottolineato il capo della sua diplomazia, sostiene l'opzione per le garanzie di sicurezza all'Ucraina discussa nei negoziati di Istanbul nel 2022, quando fu ipotizzato il ruolo dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, compresi quindi Cina e Russia.

Una proposta respinta al mittente da Zelensky. "In primo luogo – ha affermato il presidente ucraino – la Cina non ci ha aiutato a fermare questa guerra fin dall'inizio. In secondo luogo, la Cina ha aiutato la Russia aprendo il suo mercato dei droni... Non abbiamo bisogno di garanti che non aiutano l'Ucraina e non l'hanno aiutata nel momento in cui ne avevamo davvero bisogno".

La questione dei territori

E poi resta la questione dei territori. Il vicepresidente americano J.D. Vance ha confermato voci circolate nei giorni scorsi, secondo le quali il leader russo pretenderebbe non solo quelli conquistati nelle quattro regioni rivendicate (oltre alla Crimea annessa nel 2014), ma anche "alcune porzioni" che sono "non ancora" occupate. Notizie emerse dopo il vertice fra Trump e Putin in Alaska, durante il quale il primo avrebbe detto di puntare al controllo di tutta la regione sud-orientale di Donetsk.

Quanto alle garanzie di sicurezza, Vance ha sottolineato che saranno i Paesi europei a dover fare la "parte del leone". Quegli europei che ancora Lavrov ha accusato di avere ordito un "complotto" per sabotare gli sforzi di pace di Putin e Trump con discussioni sulle garanzie di sicurezza in cui vengono ignorati "gli interessi russi".

Da questi sospetti Lavrov ha tutte le ragioni per escludere l'Ungheria, che con il Cremlino cerca di mantenere buoni rapporti. Al punto che, secondo Bloomberg, Trump avrebbe telefonato al premier Viktor Orbán dopo il vertice alla Casa Bianca di lunedì con i leader dei Paesi Ue e con Zelensky, per convincerlo a non opporsi all'ingresso di Kiev nell'Unione europea. Un colloquio categoricamente smentito dal ministro degli Esteri di Budapest, Peter Szijjarto, secondo il quale la posizione del suo governo "non è cambiata". Quindi, no all'Ucraina nella Ue.

Se tutto ciò non bastasse, c'è anche un ostacolo istituzionale che Mosca è tornata ad evocare: i dubbi sulla legittimità di Zelensky, e quindi sul valore della sua firma su un eventuale accordo di pace. Prima della auspicata cerimonia, dovrà essere "risolto il problema della legittimità della persona che firmerà questi accordi", ha sottolineato Lavrov, riferendosi al fatto che il mandato di Zelensky è scaduto nel maggio 2024 senza che si tenessero nuove elezioni a causa della legge marziale. "Sarei felice se le elezioni si fossero già svolte – ha detto da parte sua l'interessato – perché questo argomento non produce altro che risse e appelli politici, manifesti ecc.".

Massicci bombardamenti

L'Ucraina intanto accusa le truppe d'invasione russe di aver sferrato uno dei più massicci bombardamenti delle ultime settimane. Sono 574 i droni e 40 i missili, tra cui quattro ipersonici Kinzhal, lanciati nell'ultima offensiva, come denuncia l'aeronautica militare di Kiev, che sostiene di aver abbattuto 546 velivoli senza pilota e 31 razzi. "L'esercito russo ha stabilito uno dei suoi folli anti-record. Ha preso di mira infrastrutture civili, edifici residenziali e la nostra popolazione", tuona il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre le autorità locali riferiscono di danni e, purtroppo, ancora di vittime civili nell'Ovest del Paese: almeno un morto e tre feriti a Leopoli, almeno 15 feriti a Mukachevo, in Transcarpazia, non lontano dal confine con Ungheria e Slovacchia. Mosca nega, e sostiene invece di aver colpito "imprese del complesso militare-industriale ucraino, strutture energetiche che ne garantivano il funzionamento" e altri obiettivi militari.