Un gruppo di leader mondiali lavora a un piano di difesa multilivello per sostenere Kiev, con il coinvolgimento di forze multinazionali
A Bruxelles è tutto una telefonata, una teleconferenza, tra un briefing e un debriefing, per cercare di dare un senso a ciò che, francamente, a volte un senso non ce l'ha. Ovvero Donald Trump. Il morale però è ottimo. Perché il reality show andato in onda alla Casa Bianca ha consegnato agli europei un risultato che inseguivano da tempo: la partecipazione degli Usa alle garanzie da dare all'Ucraina.
Certo, i dettagli sono tutti da chiarire e ora toccherà ai consiglieri per la sicurezza dei Paesi del formato di Washington trovare perlomeno una prima quadra, così da riunire di nuovo i leader (si parla di 7-10 giorni al massimo). I 'magnifici 8' chiamati a dare le carte sono quindi Donald Trump, Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz, Giorgia Meloni, Alexander Stubb, Ursula von der Leyen e Mark Rutte.
Si tratta di un gruppo nato quasi per caso, non cercato "sistematicamente", ma che ora raccoglie la fiducia del tycoon, nonostante certe sgrammaticature diplomatiche. La Polonia, Paese chiave dell'Europa centrale, dal 5% del Pil in difesa e snodo logistico per gli aiuti militari all'Ucraina, ad esempio manca dalla lista. Il finlandese Stubb rappresenta invece il blocco dei Nordic-Baltic 8 benché la presidenza annuale del format di cooperazione sarebbe in mano alla danese Mette Frederiksen.
Assente pure il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, che invece è stato tra i fondatori della Coalizione dei Volenterosi. Ma si sa, quando c'è di mezzo Trump meglio guardare alla sostanza. Tant'è vero che l'ex premier (socialista) portoghese, al termine della call con i 27 leader Ue, i 30 Volenterosi e infine Volodymyr Zelensky, ha ringraziato gli europei volati alla Casa Bianca "per l'eccellente lavoro di squadra" e per aver saputo rappresentare "gli interessi" blustellati.
Entrando nel vivo, non si sa ancora che forma prenderanno queste garanzie. Le ipotesi di lavoro al momento prevedono che la prima linea di difesa dovrà essere "l'esercito ucraino", senza limitazioni negli armamenti e nella cooperazione. Poi ci sarà un secondo livello costituito da "forze multinazionali" ed è naturalmente l'aspetto più delicato. Parigi e Londra studiano da mesi questa ipotesi, che prevede anche gli scarponi sul terreno.
I vertici dell'Armée a tal proposito sono già stati a Washington mentre il capo delle forze armate britanniche vola oggi oltre Atlantico per "colloqui approfonditi" sul coinvolgimento americano. "I team militari della Coalizione dei Volenterosi s'incontreranno con le loro controparti Usa nei prossimi giorni per discutere dei piani volti a fornire solide garanzie di sicurezza all'Ucraina e preparare l'invio di una forza di rassicurazione una volta terminato il conflitto con la Russia", recita esplicitamente una nota di Downing Street.
La linea del fronte però è lunga centinaia di chilometri, l'Ucraina è enorme, dunque le sfide sono molteplici: si discute sull'uso della tecnologia per monitorare la possibile tregua (droni, satelliti, IA), sulla composizione delle truppe e sul loro numero. Trump ha escluso l'invio di soldati Usa ma ha garantito agli europei la "presenza americana", ad esempio "per via aerea". Tutto ciò verrà integrato dalle garanzie in stile "articolo 5 della Nato", ultima aggiunta al menù, ancora da esplicitare (soprattutto se saranno giuridicamente vincolanti). Al centro dello sforzo figurano appunto i 'magnifici 8', che poi sottoporranno la bozza agli altri partner (nella Coalizione figurano Paesi extra Ue come Canada, Turchia, Giappone, Nuova Zelanda e Australia).
"Dopo diversi mesi di incertezza, oggi è chiaro che gli Stati Uniti e l'Europa non solo non sono in contrasto tra loro bensì stanno lavorando insieme per lo stesso obiettivo, quello di raggiungere una pace giusta e duratura in Ucraina", ha dichiarato Costa. Ora resta da vedere se l'armonia transatlantica sopravviverà alle prossime, dure, settimane: Vladimir Putin di certo non resterà a guardare.