Estero

L'Unione Europea ribadisce il sostegno a Kiev e le sanzioni a Mosca

I leader Ue, escluso Orban, si preparano al vertice tra Trump e Putin per tutelare gli interessi ucraini ed europei

12 agosto 2025
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"Condividiamo la convinzione che una soluzione diplomatica debba tutelare gli interessi vitali dell'Ucraina e dell'Europa in materia di sicurezza". I leader Ue - 26 su 27, perché l'ungherese Viktor Orban si è sfilato - tracciano il perimetro in una dichiarazione congiunta in vista del vertice di Ferragosto tra Donald Trump e Vladimir Putin (nella fu russa Alaska). L'incubo è l'accordo imposto, a discapito appunto dei "vitali interessi" europei e ucraini, che tendono ormai a sovrapporsi. Il prossimo giro di valzer è previsto mercoledì (domani), in una febbrile girandola di summit virtuali, prima tra i leader Ue, poi allargato a Trump e Volodymyr Zelensky, infine nel formato dei volenterosi, tradizionalmente dedicato alle questioni legate alle garanzie di sicurezza per Kiev.

"Il popolo ucraino deve avere la libertà di decidere del proprio futuro. Il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza l'Ucraina. Negoziati significativi possono aver luogo solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità", affermano i leader Ue ricordando che i confini di uno Stato sovrano non possono essere stravolti "con la forza". Il che pare cozzare con le parole di Trump, aperto a ipotesi di cessioni o scambi di territori. Se così fosse, per il Cremlino si tratterebbe di una vittoria, in barba a quanto prevede la carta delle Nazioni Unite. I paletti dell'Europa vanno oltre. "L'Unione Europea, in coordinamento con gli Stati Uniti e altri partner che condividono gli stessi principi, continuerà a fornire sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico all'Ucraina, che sta esercitando il proprio diritto intrinseco all'autodifesa, e continuerà inoltre a sostenere e applicare misure restrittive nei confronti della Federazione Russa", si legge nella nota.

Insomma, Mosca può scordarsi la revoca delle sanzioni decise da Bruxelles (ma per il loro rinnovo serve il voto di Budapest e Orban, sul punto, è molto sensibile all'aria che tira a Washington), che poi sono quelle più dolorose per la sua economia, finalmente in zona di contrazione dopo tre anni di spese militari pazze. Ultimo ma non ultimo, la tenuta di Kiev sul campo di battaglia, di oggi e forse di domani. "Un'Ucraina in grado di difendersi efficacemente è parte integrante di qualsiasi garanzia di sicurezza futura", concludono i 26. "L'Unione Europea e gli Stati membri sono pronti a contribuire ulteriormente alle garanzie di sicurezza sulla base delle rispettive competenze e capacità, in linea con il diritto internazionale". In forme già declinate (per esempio l'integrazione nel settore della difesa, con investimenti sul fronte della produzione) e da declinare (ad esempio il dibattito sui meccanismi di deterrenza, ormai alquanto sbiadito).

La Commissione Europea, incalzata su possibili piani di contenimento dei danni nel caso in cui il vertice russo-americano vada male, ha messo le mani avanti. È "prematuro" parlare di un "cattivo accordo" per l'Ucraina dato che al momento sul tavolo vi sono solo di "speculazioni", ha evidenziato una portavoce dell'esecutivo blustellato nel corso del briefing con la stampa. "Ci prepariamo al vertice, la nostra linea è chiara e lavoriamo con l'Ucraina perché la sua posizione sia rappresentata". Ma chiudi in una stanza Trump e Putin e vai a sapere cosa ne esce: nel 2018, a Helsinki, il bilaterale fu un trionfo per lo zar.