L'ayatollah avverte Trump di danni irreparabili, mentre il conflitto con Israele si intensifica
Nascosto in un bunker, mentre Teheran è sommersa dai missili, Ali Khamenei sfida Israele e gli Stati Uniti per mostrare una parvenza di solidità del regime.
"Non ci arrenderemo mai e se gli Usa ci attaccano subiranno danni irreparabili", è l'avvertimento lanciato dalla Guida suprema in un nuovo intervento alla tv di Stato dall'inizio dell'offensiva dell'Idf.
Parole che si infrangono sul muro della superpotenza americana e del suo imprevedibile presidente: Donald Trump, incurante delle minacce, ha rinnovato l'ultimatum a Teheran, questa volta "definitivo", ad una "resa senza condizioni", tenendo aperta l'opzione del coinvolgimento diretto nel conflitto al fianco dello Stato ebraico.
L'ayatollah Khamenei, che da giorni si nasconderebbe in un covo sotterraneo lontano a Teheran per sfuggire ai missili israeliani, si è rivolto alla nazione per attaccare "il nemico sionista" e il suo principale alleato.
Un messaggio di 9 minuti, con al fianco la foto del fondatore della Repubblica islamica Khomeini, in cui l'86enne capo della teocrazia ha detto che non ci sarà "nessuna pietà per i leader israeliani" e che lo Stato ebraico sta subendo una "punizione severa", tanto che "i suoi amici americani" sono stati costretti ad "entrare in scena". E proprio a Trump ha rivolto il secondo strale: "Un suo intervento militare provocherà danni irreparabili".
Il discorso monocorde e dimesso di Khamenei non è sembrato preoccupare l'inquilino della Casa Bianca. "Ho perso la pazienza con l'Iran", ha reagito Trump, affermando di avere detto a Benyamin Netanyahu di "andare avanti".
E rimanendo sibillino sulla possibilità di entrare in guerra: "Potrei attaccare o no, ma certo non lo dirò a voi", le parole ai giornalisti mentre il Pentagono si dice pronto a eseguire gli eventuali ordini. Il tycoon ha poi fatto intendere come la dirigenza di Teheran sia talmente in difficoltà da aver "suggerito di venire alla Casa Bianca a negoziare". Circostanza smentita dalla missione iraniana all'Onu: "Non trattiamo sotto costrizione, e certamente non con un guerrafondaio".
Lo scontro, al momento solo verbale, tra Khamenei e Trump, si è consumato nel sesto giorno di conflitto tra Israele e Iran. Teheran è stata bersagliata ancora dai raid e sarebbe stata centrata anche un'università finanziata dalle Guardie della Rivoluzione. Tra gli obiettivi strategici distrutti, secondo il ministro della Difesa Israel Katz, la sede della sicurezza interna del regime. E sono proseguiti i bombardamenti sui siti nucleari. L'Aiea ha parlato di danni a due impianti di produzione di centrifughe a Karaj e Teheran. In azione anche le cyber-unità. Ora la rete internet è quasi interamente bloccata in tutto il Paese.
La risposta iraniana è arrivata con ripetuti lanci di droni verso il nord di Israele e missili balistici sul centro del Paese, compresa Tel Aviv. Quasi tutti abbattuti, ha comunicato l'aeronautica, secondo cui si è trattato di alcuni vettori e non di un'ondata come nei giorni scorsi.
Teheran ha rivendicato anche l'utilizzo di vettori ipersonici. Secondo l'Idf il nemico ha lanciato finora oltre mille droni e 400 missili balistici, 20 dei quali hanno colpito aree urbane causando vittime e danni ingenti. Almeno 24 morti e 500 feriti l'ultimo bilancio. In Iran i morti sarebbero almeno 585 e 1.300 feriti, secondo i calcoli della ong Hrana.
In attesa che Trump dia luce verde a eventuali bombardamenti, le forze armate americane proseguono la mobilitazione in Medio Oriente. La portaerei USS Ford Carrier Strike Group la settimana prossima raggiungerà le altre due navi da guerra Usa dislocate nella regione mentre un aumento dei movimenti è segnalato dai siti militari anche ad Aviano. Nel frattempo i media israeliani hanno riportato le immagini satellitari della base americana nell'Oceano indiano, la Diego Garcia, che mostrano quattro bombardieri B-2 (già dispiegati nei mesi scorsi). Questi velivoli possono trasportare le buster bunker GBU-57: gli unici ordigni in grado di penetrare a decine di metri di profondità nella roccia, dove è nascosto l'impianto di arricchimento dell'uranio di Fordow. Il gioiello della corona degli ayatollah.