Il presidente americano punta alla diplomazia per disinnescare la tensione, resistendo alle pressioni interne ed esterne
Israele e Iran "devono raggiungere un accordo". Il presidente degli USA Donald Trump parla di pace in pubblico e in privato lasciando trapelare chiaramente la sua volontà di tenere, almeno per il momento, gli Stati Uniti fuori dalla guerra, evitando così che restino impantanati in un nuovo conflitto in Medio Oriente.
In una girandola di incontri e telefonate, il presidente lavora dall'altro ieri per cercare di disinnescare la guerra e tornare a negoziare con un Iran indebolito dai bombardamenti. "Non c'è nessuna scadenza" per Teheran per sedersi al tavolo, "vorrebbero un accordo", ha detto ai microfoni dell'emittente televisiva American Broadcasting Company (ABC).
Trump finora ha resistito alle pressioni di Israele e dei falchi repubblicani a unirsi alla guerra, limitando il ruolo degli USA a sostenere gli sforzi difensivi israeliani. Pur non escludendo un coinvolgimento americano - "è possibile", ha affermato - Trump è apparso suggerire che potrebbe esserci solo se le basi e gli interessi americani nell'area finissero sotto attacco. In quel caso - ha minacciato - l'Iran verrebbe colpito con tutta la forza dell'esercito americano.
Del resto, all'interno della Casa Bianca lo scetticismo contro una discesa in campo americana è elevato. Pur nella consapevolezza che gli Stati Uniti consentirebbero a Israele di raggiungere più facilmente i suoi obiettivi e chiudere la missione con successo, il prezzo politico da pagare in casa sarebbe troppo alto per un presidente che ha criticato tutti i suoi predecessori per aver inviato le truppe americane a combattere all'estero.
La reticenza del comandante in capo ad una discesa in campo appare evidente anche dal suo presunto veto al piano di Israele per uccidere la guida suprema. L'eliminazione dell'ayatollah Ali Khamenei è una linea rossa che Trump ha ritenuto non valicabile, soprattutto dopo aver assicurato durante il suo viaggio in Medio Oriente che gli Stati Uniti non sono interessati e non vogliono cambi di regime.
"Gli iraniani hanno ucciso un americano? No. Finché non lo faranno, non parleremo nemmeno di prendercela con la leadership politica", ha detto un funzionario dell'amministrazione all'agenzia di stampa britannica Reuters. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu tuttavia ha negato in modo secco l'indiscrezione: "Ci sono così tante false notizie su conversazioni che non sono mai avvenute che non entrerò nei dettagli".
Al di là delle dichiarazioni pubbliche, che per i critici sono contrastanti e che indicano una mancanza di strategia chiara alla Casa Bianca, Trump lavora dietro le quinte per fermare la guerra ed evitare che contagi altri paesi. Serve un'"azione urgente" per evitare un allargamento e una "pericolosa escalation" del conflitto Israele-Iran, gli ha detto il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Il presidente degli USA vuole avvalersi della sua esperienza passata per spingere Israele e Teheran a un'intesa. Grazie al suo intervento - ha ricordato sulla sua rete sociale Truth Social - un accordo è stato raggiunto nelle scorse settimane fra India e Pakistan, e in passato fra Egitto ed Etiopia. "Faccio molto, e non ottengo mai riconoscimenti per nulla, ma va bene così", ha scritto.
Per risolvere una crisi che con il passare dei giorni diventa sempre più intricata e pericolosa, Trump apre a una possibile mediazione del presidente russo Vladimir Putin. "Ne abbiamo parlato a lungo. È pronto", ha riferito l'inquilino della Casa Bianca sollevando lo scetticismo di molti nel suo partito, che chiedono sanzioni dure contro la Russia nel caso in cui fallissero i tentativi diplomatici per la pace in Ucraina.
Il suo ex vicepresidente Mike Pence gli ha consigliato di guardare altrove per ottenere consigli. E molti temono che l'intrecciarsi della partita in Medio Oriente e in Russia possa trasformarsi in un'occasione per Putin, rafforzandolo contro Kiev.