Approvati cinque interventi parlamentari per intensificare il dialogo con la Turchia e sostenere la transizione politica
Le minoranze etniche e religiose in Siria devono essere tutelate maggiormente. È quanto sostiene il Consiglio nazionale che oggi ha adottato - con 123 voti e 54 contrari - cinque interventi parlamentari che chiedono alla Confederazione di fare di più per difendere la popolazione minacciata nel nordest del Paese mediorientale.
"La Svizzera ha una lunga tradizione umanitaria e un impegno solido a favore dei diritti umani", ha detto Alex Farinelli (PLR/TI), autore di una delle cinque mozioni approvate oggi in favore della Siria. Non si tratta "solo di un principio scritto nei nostri documenti di politica estera ma è parte della nostra identità internazionale e nazionale", ha proseguito il ticinese.
"Nel nordest del Paese comunità curde, armene, assire, aramaiche, yazide e cristiane, sono di nuovo minacciate" ha spiegato il consigliere nazionale. "Gli attacchi turchi stanno destabilizzando la regione e rischiano di alimentare il ritorno all'estremismo (come quello legato allo Stato islamico, n.d.r.) con conseguenze gravi per l'Europa".
In virtù della sua tradizione umanitaria e del suo impegno nei confronti del diritto internazionale umanitario, la Svizzera è tenuta ad adoperarsi per porre fine a questa escalation senza tuttavia violare la propria neutralità, ha precisato Farinelli.
Balthasar Glättli (Verdi/ZH) ha ricordato al plenum che "la caduta del brutale regime di Assad, non significa che la situazione nella regione sia migliorata". L'islamismo è una minaccia reale per la stabilità della regione, ma anche per la Svizzera, ha aggiunto Erich Vontobel (UDC/ZH).
Ad esprimersi contro le mozioni è stato Roland Rino Büchel (UDC/SG). "Immischiarsi politicamente in un conflitto straniero non aiuta né la popolazione locale interessata, né la Svizzera", ha detto il democentrista. "Dobbiamo concentrarci su ciò che sappiamo fare meglio: l'aiuto sul posto", ha sostenuto invano il sangallese.
Gli interventi parlamentari chiedono alla Confederazione di agire sul piano bilaterale intensificando il dialogo con la Turchia. Al contempo domanda al Consiglio federale di attivarsi anche a livello multilaterale, sostenendo l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria e impegnandosi a favore di un processo di transizione politica inclusivo.
Il "ministro" degli esteri Ignazio Cassis accogliendo la proposta ha dichiarato a nome del Consiglio federale che la protezione di tutte le minoranze etniche e religiose rappresenta una priorità della politica estera svizzera nel campo dei diritti umani.