Diplomatici accusano il governo di complicità con Israele e criticano la risposta del ministero
Monta la bufera fra i ranghi della diplomazia britannica dopo l'ultima lettera inviata da centinaia di funzionari ai vertici del ministero degli Esteri per protestare contro la linea del governo di Keir Starmer rispetto al sanguinoso scenario della Striscia di Gaza.
Linea condannata come una forma di "complicità" di fatto con Israele, a dispetto di qualche dichiarazione recente dai toni più duri, a causa della scelta di continuare a fornire allo Stato ebraico armamenti britannici usati anche nei raid dell'Idf contro il territorio palestinese.
La lettera di contestazione, la quarta del genere dal 2023, è stata sottoscritta questa volta da circa 300 diplomatici. Inviata al ministro David Lammy in persona, è stata seguita nelle ultime ore dalla risposta trasmessa a tutti i firmatari da due dei più alti dirigenti amministrativi del Foreign Office, sir Oliver Robbins e Nick Dyer. Risposta nel cui testo - visionato dalla Bbc che ne ha svelato i contenuti - si sfidano i dissidenti a "dimettersi", come via d'uscita "onorevole", in caso di "disaccordo profondo con qualunque politica del governo".
Una replica accolta come "oltraggiosa" e arrogante da diversi diplomatici citati dalla stessa Bbc, stando ai quali il Regno Unito non può limitarsi a iniziative o dichiarazioni poco più che simboliche di critica al governo di Benyamin Netanyahu di fronte a un alleato come Israele che continua a mostrare "un estremo disprezzo del diritto internazionale".
Il Foreign Office, a livello ufficiale, sostiene da parte sua che il governo è impegnato a "rispettare rigorosamente" la legge interna e internazionale in relazione alle forniture di armi e agli altri rapporti con gli israeliani; anche se nei mesi scorsi sono filtrati sui media i dubbi sollevati al riguardo nell'ambito di pareri legali riservati consegnati all'esecutivo dagli uffici competenti.