È il primo atto di un nuovo braccio di ferro che oppone il presidente americano alla prestigiosa università dell’Ivy League
Harvard contro Trump uno a zero: la giudice di Boston Allison Burroughs ha bloccato temporaneamente il giro di vite annunciato ieri dal ministero della Homeland Security sull'iscrizione degli studenti stranieri.
È il primo atto di un nuovo braccio di ferro che oppone a Donald Trump la prestigiosa università Ivy League, presa di mira per presunte attività antisemite sul campus.
Parallelamente alla mozione per il blocco del provvedimento, Harvard ha fatto oggi causa all'amministrazione invocando il Primo Emendamento e definendo l'attacco agli studenti stranieri "una ritorsione" incostituzionale per essersi opposta alle richieste politiche di Trump. A sua volta la Casa Bianca ha definito "priva di merito" la causa: "Se solo gli importasse chiudere col flagello degli agitatori anti-americani, antisemiti e filo-terroristi, non si troverebbero in questa situazione".
Il presidente di Harvard Alan Garber ha spiegato il perché del nuovo affondo che, oltre a delegittimare gli attuali settemila iscritti a una settimana dalle lauree, minaccia quelli ammessi per il prossimo anno accademico: "Ci attaccano perchè ci rifiutiamo di rinunciare alla nostra indipendenza accademica".
Keystone
Uno degli atenei più importanti del mondo
Secondo il quotidiano studentesco Harvard Crimson, la Homeland Security aveva dato ieri a Harvard 72 ore per consegnare la documentazione disciplinare relativa agli studenti internazionali - tra cui audio o video sulle proteste degli ultimi cinque anni - come condizione per "avere l'opportunità" di riottenere l'autorizzazione a iscrivere studenti internazionali. Sono oltre un quarto del totale gli stranieri iscritti nel 2025 (tra questi, al primo anno, la futura regina del Belgio Elisabeth), senza i quali "Harvard non è più Harvard", si legge nella nuova causa dell'ateneo.
Non potendo ricevere sovvenzioni federali, molti di loro pagano l'intera retta di 83 mila dollari - per un totale di parecchie centinaia di milioni - mentre tutti hanno dovuto superare un duro processo di selezione. Inevitabile lo sconcerto - in molti casi la disperazione - nel campus, mentre il nuovo affondo ha provocato indignazione nel mondo accademico e all'estero: per la presidente del Mit Sally Kornbluth "il momento e‘ grave", mentre la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha criticato "una mossa che politicizza l'istruzione" e "danneggia l'immagine e la reputazione internazionale degli Usa".
Trump, che in campagna elettorale aveva definito le università Usa un covo di "marxisti maniaci", aveva minacciato la revoca dell'ammissione degli stranieri a metà aprile definendo la più ricca università del mondo "un ateneo barzelletta" che "insegna l'odio e la stupidita’".
All'epoca la ministra della Homeland Security Kristi Noem aveva dato un mese a Harvard per denunciare iscritti che hanno commesso "azioni illegali e violente". L'ateneo ha consegnato alcuni dati, evidentemente non abbastanza agli occhi dell'amministrazione.
Harvard è la punta dell'iceberg nell'assalto contro le università. Sulla scorta dell'accusa che sono diventate roccaforti di antisemitismo e indottrinamento ideologico, la Noem ha minacciato sulla Fox altri atenei: "È un avvertimento. Potremmo prendere simili azioni contro altri campus in cui studenti ebrei si sono sentiti vittima di antisemitismo".
Potrebbe farne le spese la Columbia, teatro la scorsa primavera di proteste pro-Gaza e che è stata la prima a vedersi revocare 400 milioni di dollari di fondi federali. Pur essendosi piegata alle richieste dell'amministrazione in materia di politiche anti-diversità, equità' e inclusione, l'ateneo di Manhattan è stato criticato in un nuovo rapporto governativo per "aver violato i diritti degli studenti ebrei" agendo con "deliberata indifferenza" nei confronti delle molestie che questi studenti avrebbero subito sul campus.