Arresti e indagini su traffico di droga e infiltrazioni negli appalti pubblici coinvolgono clan e politici
Doppio colpo di magistrati e forze dell'ordine alla criminalità organizzata in Italia con due distinte operazioni, una in Calabria ed un'altra in Puglia, con, tra l'altro, un denominatore comune: il traffico internazionale di stupefacenti.
In Calabria 97 le persone arrestate - 81 in carcere e 16 ai domiciliari - ritenute a vario titolo legate ai maggiori clan di 'ndrangheta del reggino, tra le quali gli Alvaro ed i Barbaro. Per gestire al meglio il narcotraffico con Colombia, Brasile e Panama e la successiva distribuzione in tutta Italia, le cosche dei tre mandamenti in cui è divisa la "Provincia", componente apicale della 'ndrangheta, secondo la ricostruzione fatta dai magistrati della Divisione distrettuale antimafia (Dda) reggina guidata da Giuseppe Lombardo e dai carabinieri del Comando provinciale, si erano alleate tra loro creando una struttura stabile ed organizzata, sovraordinata alle singole articolazioni e a queste complementare.
L'interesse delle cosche era attratto anche dagli appalti, dove riuscivano ad infiltrarsi grazie ad imprenditori compiacenti ed alla politica. Dalle carte, per dirla con le parole dei pm, emerge il "rastrellamento di voti sul territorio in occasione delle elezioni al Consiglio regionale". Per l'accusa, alcuni soggetti, a prescindere dall'appartenenza a questo o quel partito politico, si erano messi al servizio del migliore offerente, in particolare per sostenere una candidata poi non eletta.
Nelle pieghe dell'inchiesta, sono finiti anche l'ex assessore regionale Pasquale Tripodi, per il quale è stata esclusa l'aggravante mafiosa, posto ai domiciliari, e gli ex consiglieri regionali Sebastiano Romeo del Partito democratico e Alessandro Nicolò, all'epoca di Fratelli d'Italia, indagati in stato di libertà.
Il filo conduttore che lega l'operazione di Reggio Calabria, con quella condotta dalla Dia di Bari, con il coordinamento della Dda guidata da Roberto Rossi, e dalle Autorità albanesi, è il traffico di droga che (in particolare cocaina ed eroina) veniva portata a Bari dall'Albania dopo essere arrivata dalla Turchia e dall'America Latina, e serviva a rifornire le organizzazioni locali - in particolare il clan Palermiti del quartiere Japigia - che poi la vendevano tra le province di Bari, Brindisi e Lecce. Gli indagati, per comunicare tra loro, utilizzavano la piattaforma Skyecc per prendere accordi ritenendola sicura, ma gli inquirenti sono riusciti a decriptarla scoprendo "innumerevoli rifornimenti" di droga, circa 255 chili tra eroina e cocaina.
In Albania le misure hanno riguardato anche i vertici di una potente famiglia egemone a Durazzo, un comandante e un agente della polizia albanese, un avvocato e sei autisti di autobus di linea.