Il provvedimento trasforma l'hotspot di Gjader in un centro per migranti destinati all'espulsione
A Roma l'aula del Senato ha confermato la fiducia al governo chiesta sul decreto "Albania". Sono stati 90 i voti a favore, 56 i contrari e un'astensione. Il decreto, chiamato così per sintesi, consente di usare i centri per migranti aperti in Albania, in particolare l'hotspot di Gjader. Ha avuto il primo via libera, alla Camera, il 15 maggio anche allora con la fiducia. Ora quindi è legge.
È stato approvato dal Senato a tempo di record e con la fiducia, tra le proteste delle opposizioni e l'orgoglio della maggioranza che l'ha rivendicato come "un modello virtuoso e riferimento per tanti Paesi europei" (definizione del sottosegretario all'interno, il leghista Nicola Molteni). E Marco Lisei di Fratelli d'Italia ha scandito che i centri aperti in Albania "fun-zio-ne-ran-no", con lo stesso tono usato dalla premier Giorgia Meloni a settembre dal palco di Atreju.
Il provvedimento contiene "norme urgenti contro l'immigrazione irregolare" e dà attuazione al protocollo sui migranti firmato da Italia e Albania. Di fatto, trasforma l'hotspot di Gjader in un centro in cui trasferire dall'Italia i migranti destinati all'espulsione. La norma, modificata a Montecitorio consentirà di superare lo stallo sui centri albanesi, rimasti per lo più inutilizzati finora perché più volte i giudici della vicina Penisola non hanno convalidato il trattenimento dei migranti lì, considerato in contrasto con le norme europee. Gli stranieri sono quindi tornati in Italia. Inoltre, ora in caso di mancata convalida del trattenimento da parte dell'autorità giudiziaria, entro 48 ore il ministero potrà reiterare il provvedimento.
Dopo l'ok della Camera venerdì scorso, oggi la commissione Affari costituzionali del Senato ha avviato l'esame verso le 12:00. L'ha concluso poco dopo le 15:00, senza che si votassero emendamenti e senza il mandato al relatore. "Purtroppo non c'è stato il tempo tecnico", ha ammesso "con rammarico" il meloniano Alberto Balboni che guida la commissione, e attribuendo la "fretta" al fatto che il calendario dell'Aula prevedeva l'esame oggi pomeriggio.
Il centrosinistra ha denunciato "l'umiliazione subita dal Parlamento" per i tempi stretti dell'esame e la scelta della fiducia ("Purtroppo giriamo attorno a quota 90", ha ricordato il capogruppo Dem, Francesco Boccia, riferendosi al numero dei voti di fiducia da inizio legislatura). Tino Magni di Avs l'ha ribattezzato "il decreto deportazioni" che introdurrebbe "un precedente pericoloso che espone l'Italia a gravi responsabilità giuridiche e morali". E Dafne Musolino di Italia viva ha ironizzato sul via vai delle navi Italia e Albania, attribuito alla "Crociere Meloni", e causa di "ulteriore sperpero di denaro pubblico".