Il governo spagnolo indaga sulle cause del collasso mentre le stime dei danni economici variano tra 800 milioni e 4,5 miliardi di euro
Alle porte del ponte del primo maggio, mentre gli spagnoli affollano stazioni e aeroporti tornati alla normalità dopo il blackout di lunedì, Madrid ha cominciato a fare la conta dei danni provocati dalle 24 ore più buie della sua storia recente.
Fra le polemiche che non cessano sulle cause ancora ignote dello "zero elettrico nazionale", in attesa dei risultati delle inchieste avviate in Spagna e in Europa. E con lo scontro in corso sulle rinnovabili agitato dai detrattori del cambio del modello energetico del Green Deal - che vede Madrid capofila nella Ue - e dai fautori del ritorno al nucleare.
In una valutazione provvisoria, il ministro di Economia Carlos Cuerpo ha stimato in 800 milioni di euro "l'impatto massimo" della serrata forzata delle attività commerciali ed economiche, dei quali la metà bruciati lunedì per il crollo del 55% dei pagamenti elettronici. Anche se di questi, ha evidenziato il ministro, sono già stati recuperati 140 milioni grazie alla "rapida ripresa" dell'attività economica negli ultimi due giorni. Eppure le stime dell'unione spagnola degli industriali sono raddoppiate, fino a 1,6 miliardi, pari allo 0,1% del Pil. Mentre gli analisti collocano le perdite in una forbice fra 1 miliardo e 4,5 miliardi, quest'ultima cifra equivalente alla produzione giornaliera del Pil iberico.
Il governo nel frattempo ha insistito sulla necessità di avere tutti gli elementi per sapere cosa abbia provocato lunedì il collasso del sistema. La portavoce dell'esecutivo Pilar Alegria e la vicepremier con delega alla Transizione ecologica Sara Aagesen hanno difeso l'operato del gestore della Rete Elettrica e della presidente Beatriz Corredor. Ma hanno aumentato la pressione per ottenere tutti i dati dagli operatori privati del settore - inclusa Rete Elettrica, partecipata al 20% dallo Stato - che il comitato di analisi istituito dall'esecutivo e coordinato da Aagesen dovrà esaminare per trarre le conclusioni. E, poi, come ha detto anche il premier Pedro Sanchez, chiedere conto delle responsabilità alle compagnie elettriche.
In materia di cyber sicurezza, l'intelligence nazionale Incibe e il Centro nazionale di protezione delle infrastrutture critiche stanno esaminando i registri informatici di Rete Elettrica e degli operatori per non escludere alcuna ipotesi. Incluso "un atto di sabotaggio informatico contro infrastrutture critiche spagnole", l'ipotesi su cui verte l'inchiesta aperta dall'Audiencia Nacional, che ha apposto il segreto istruttorio sulle indagini. Una teoria tuttavia considerata improbabile dal gestore, che aveva già assicurato di non aver rilevato "alcuna intrusione" nei suoi sistemi di controllo.
La presidente Beatriz Corredor, ex ministra socialista, ha poi negato che il blackout sia stato provocato dal peso delle energie rinnovabili sul sistema. "Non è corretto mettere in relazione l'incidente così grave di lunedì con una penetrazione delle rinnovabili" nel sistema elettrico spagnolo, ha rilevato in un'intervista alla Cadena Ser. Dopo che nel suo rapporto sull'accaduto, il gestore aveva indicato di aver individuato lunedì prima del collasso, alle 12,33, due incidenti distinti, a distanza di un secondo e mezzo l'uno dall'altro, come possibile causa del crollo. Uno dei quali avrebbe interessato un impianto solare nel sud-ovest della Spagna.
Dopo il premier Pedro Sanchez, anche la ministra Sara Aagesen ha respinto l'idea di un eccesso di impiego delle rinnovabili a monte dello squilibrio fra offerta e domanda, non assorbito lunedì dalla rete e che ne avrebbe provocato il collasso. "I rapporti tecnici indicano la robustezza del sistema elettrico spagnolo, con un'alta penetrazione di rinnovabili", ha rilevato la vicepremier. "Grazie a queste siamo un paese molto più competitivo, perché hanno prezzi accessibili e usano risorse autoctone", sole e vento, ha concluso.